Fondazione Sandro Pitigliani

La Fondazione Sandro Pitigliani per la lotta contro i tumori è sorta per volere dei familiari e di un gruppo di amici di Sandro Pitigliani, dopo la sua morte per cancro.

L’attività della Fondazione ha avuto inizio nel 1979 ed è divenuta Onlus nel 2011, con lo scopo di dare la possibilità ai cittadini pratesi, affetti da questa patologia, di trovare cure idonee in un centro adeguato, all’interno dell’ospedale cittadino, fornito di tutti i presidi utili per affrontare, superare o migliorare lo stato patologico.

Oltre ad aver finanziato ristrutturazioni edilizie, acquistato e donato attrezzature volte a migliorare le prestazioni e a rendere più confortevole la permanenza dei pazienti in ospedale, ha sottoscritto con la azienda sanitaria una convenzione per istituire un servizio di psico-oncologia, e una convenzione per la creazione del Centro di Ricerca Sandro Pitigliani, ottenendo risultati che hanno portato Prato a essere conosciuta a livello internazionale nel settore.

Dal 2004 la Fondazione ha identificato la propria missione nel sostenere la ricerca, con progetto ad alto livello e propri della ricerca traslazionale, con notevoli benefici per i pazienti: un progetto nel quale sono coinvolti l’Istituto Toscano Tumori, l’Università di Firenze, la Regione Toscana e altri centri in Italia.

Riassumendo, finalità della Fondazione Sandro Pitigliani sono:

  • sostenere la ricerca oncologica
  • finanziare e/o acquistare e integrare strutture, strumentazioni, arredi o altro, utilizzate nell’attività di oncologia
  • effettuare interventi di sostegno psico-oncologico rivolti ai pazienti affetti da patologia ed ai loro familiari (servizio svolto da professionisti specializzati)
  • svolgere opera di sensibilizzazione e di corretta informazione relativamente alle problematiche connesse alla patologia oncologica nell’ambito dei percorsi di formazione aziendale rivolte alle scuole
  • istituire borse di studio e dottorati di ricerca
  • svolgere interventi di ricerca scientifica in stretta collaborazione con gli istituti e le strutture nel campo dell’oncologia.

Per altre informazioni www.fondazionesandropitigliani.it

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Calcit Valdarno Fiorentino

Il Calcit (Comitato Autonomo Lotta Contro I Tumori) del Valdarno Fiorentino è una Associazione Onlus (senza fini di lucro) nasce nel 2004 come strumento per convogliare la generosità dei cittadini, riversandola nel sostegno alle persone che lottano contro un tumore tramite il Day Hospital Oncologico di Figline e Incisa Valdarno.

Ogni centesimo a disposizione della Associazione viene impiegato per sostenere economicamente prestazioni professionali, mediche e infermieristiche, oltre che all’acquisto o al noleggio di apparecchiature mediche molto importanti per la diagnostica e i trattamenti medici. Di conseguenza, i volontari sono impegnati non solo ad assistere e supportare i pazienti, ma anche nel realizzare eventi e altre occasioni di incontro, alcuni dei quali divenuti ormai consueti, allo scopo di alimentare la disponibilità economica necessaria a queste attività.

Le energie del volontariato e le risorse offerte dai cittadini del Valdarno Fiorentino si uniscono, quindi, allo scopo di dare basi sempre più solide agli obiettivi di solidarietà e umanità che la Associazione persegue in favore del malato, affinché la qualità delle cure sia sempre migliore.

Per altre informazioni www.calcitvaldarnofiorentino.it

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Calcit Tavarnelle e Barberino

Il Calcit (Comitato Autonomo Lotta Contro I Tumori) Tavarnelle Val di Pesa e Barberino Val d’Elsa, nasce dalla convinzione che l’assistenza ai sofferenti rappresenti una delle maggiori espressioni di solidarietà, sociale e civile, da poter offrire in una comunità che voglia dirsi libera e matura. Da questa convinzione si origina l’attenzione continua per migliorare il servizio di assistenza, cura e prevenzione oncologica indirizzata ai malati di tumore e delle loro famiglie, garantendo ai cittadini dei comuni di Tavarnelle Val di Pesa e Barberino Val d’Elsa, dove grazie garantisce le terapie utili per fronteggiare la malattia, contrastandone il suo procedere e alleviandone notevolmente le sofferenze, affidandosi sia al volontariato sia a medici specialisti, pronti ad intervenire anche del domicilio del paziente: un servizio che permette di avere a casa le stesse cure che un malato può ricevere in ospedale. Sono ormai centinaia i malati di Tavarnelle, Barberino e dei comuni limitrofi che si sono avvalsi di questo servizio, reso possibile sia dalla buona volontà di chi dona il proprio tempo per gli altri, sia per la generosità di chi risponde concretamente alle attività di raccolta fondi, raccolti in iniziative di vario tipo (compresa la donazione del 5×1000), sia ancora ai contributi dei soci.

Questi gli obiettivi prioritari di Calcit Tavarnelle Val di Pesa e Barberino Val d’Elsa:

  • prevenire per quanto possibile le malattie tumorali
  • mantenere e migliorare il servizio di assistenza e cura oncologica dei malati di tumore delle loro famiglie
  • assicurare trattamenti gratuiti e cure ai malati terminali
  • offrire servizi ambulatoriali in tempi rapidi

Per maggiori informazioni www.calcittavarnelle.it

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Calcit Chianti Fiorentino

Nata nel 1985 allo scopo di collaborare con la sanità pubblica nel campo delle patologie croniche, con particolare riguardo alle malattie neoplasiche, la Associazione Calcit (Comitato Autonomo Lotta Contro I Tumori) Chianti Fiorentino Onlus assicura oggi una serie di servizi altamente qualificati e molto apprezzati dai cittadini proprio per la competenza con cui sono svolti.

Si tratta di attività ad ampio raggio, che spaziano dal poliambulatorio ai gruppi di auto mutuo aiuto, passando per il punto informazione, l’assistenza a domicilio: apprezzate anche le iniziative per la raccolta fondi, indispensabile per finanziare particolari progetti di cura e assistenza da svolgersi in convenzione con la azienda sanitaria, presso la struttura ospedaliera di S.M. Annunziata di Bagno a Ripoli.

I volontari della Associazione Calcit Chianti Fiorentino Onlus, costituiscono la forza motrice del suo sviluppo, ed hanno permesso nel tempo l’organizzazione, gestione ed erogazione di numerosi servizi. Essenziale, per rispettare e mantenere il clima di armonia che permette lo svolgimento di ogni attività, la condivisione dei valori indicati nello Statuto della Associazione, come gli ideali di vicinanza, attenzione e rispetto che gli stessi volontari condividono e praticano.

I volontari – appositamente formati e seguiti in aggiornamento permanente – sono presenti in tutte le attività dell’associazione: dal supporto logistico e organizzativo del poliambulatorio, all’assistenza a domicilio e presso le strutture sanitarie, all’organizzazione di iniziative per la necessaria raccolta fondi.

Per maggiori informazioni www.calcitonlus.it

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AVO Firenze

AVO – Associazione Volontari Ospedalieri – Firenze OdV è un’associazione laica, aperta a persone di qualsiasi credo, convinzione e istruzione. Nata a Firenze nel 1980, è oggi presente sul territorio in tutti gli ospedali, in otto residenze sanitarie assistite (RSA), in una casa di accoglienza per minori e a domicilio a Firenze e area metropolitana, grazie alla attività dei circa 360 volontari operativi, adeguatamente e costantemente formati, che per questo garantiscono servizi organizzati, qualificati oltre che completamente gratuiti per gli utenti.

La versatilità di individui e valori consolidati nel rivolgersi all’altro, fanno sì che la missione AVO – rivolta a umanizzare il periodo della permanenza nell’ospedale e nelle residenze sanitarie assistite (RSA), di sostenere, confortare e supportare le persone malate e le loro famiglie all’interno delle strutture sanitarie e a casa – possa ritenersi soddisfatta, seppure in costante adeguamento in funzione, appunto, di dare risposta a nuove necessità sia assistenziali sia terapeutiche. Soprattutto in ambito oncologico i volontari sono presenti nei day hospital per alleviare i disagi dei tempi di attesa con ascolto, compagnia, informazioni, aiuto e attività di sostegno organizzate con la collaborazione di docenti ed esperti, oltre che nei reparti di chirurgia generale e oncologica per donare vicinanza umana, informazioni e supporto.

Per maggiori informazioni www.avofirenze.it

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L’attenzione al malato

Le persone affette da malattia neoplastica spesso provano un ampio spettro di disturbi fisici e psicologici, in relazione ai diversi momenti del percorso di malattia e agli effetti avversi dei trattamenti. Il paziente e la sua famiglia inoltre possono soffrire in seguito a eventuali cambiamenti di ruolo e dell’ambiente emozionale familiare, dello stato occupazionale e finanziario. Un compito importante, sotto ogni aspetto, per il quale non ci sono dubbi circa la necessità di assolverlo con competenza, per assicurare le migliori attenzioni terapeutiche e umane.

Però, se è vero che siamo tutti concordi nell’affermare la necessità di prendersi cura del paziente, forse siamo meno preparati a ricordare che il grosso della cura e dell’accudimento delle persone non autosufficienti è di solito a carico della famiglia, raramente preparata a svolgere questo compito, che ha valore essenziale sia per il soggetto assistito sia per il contesto sociale: intervenire a sostegno del paziente significa dare sostegno anche al care giver, che – proprio perché non preparato al ruolo che gli si richiede – potrebbe a sua volta diventare soggetto fragile e bisognoso di cure.

Da chi svolge volontariato, oggi, ci si aspetta che sia attento a prendersi cura sia del paziente, sia di chi del paziente si prende cura come figura prevalente. Il grande cuore del volontario, deve aprirsi all’ascolto imparando a intuire anche ciò che nell’immediato potrebbe non apparire troppo chiaramente.

 

 

Vieni con noi

Nell’ottica di attivazione della rete e partecipazione delle risorse presenti sul territorio, dall’unione di sei associazioni attive nell’area Ausl Toscana Centro e facenti parte del TOL (tavolo organizzativo di lavoro) nasce il progetto “Insieme per l’oncologia”, con l’intento di favorire lo scambio delle reciproche esperienze e di unire le forze nel dare una risposta formativa condivisa al supporto del malato oncologico.

Questo perché il volontariato ha un nuovo ruolo, richiede competenze specifiche che arricchiscono chi dona e chi riceve: il progetto – momento di incontro e formazione – ha lo scopo di avvicinare la popolazione e gli aspiranti volontari a quelli che sono i bisogni psicosociali e assistenziali del malato e della sua famiglia durante l’intero percorso di malattia. Per questo è organizzato in cinque giornate formative in sessione plenaria (ognuna delle quali tratterà un tema specifico, ovvero le fasi di diagnosi, trattamenti attivi, remissione e sopravvivenza e anche, ove purtroppo occorra, la fase dell’eventuale recidiva, trattata dalla fase avanzata al fine vita) e di un incontro distaccato, presso le sedi delle associazioni coinvolte nel progetto.

Per avere maggiori informazioni rivolgiti alla associazione a te più vicina, fra quelle che hanno promosso il corso: clicca qui per sapere quale sia!

Curarsi con i libri

Questo libro è particolarmente utile prima delle vacanze, quando dobbiamo scegliere la compagnia più adatta da portare con noi al mare o ai monti, in pineta o in piscina… ovunque andremo a trascorrere un periodo di riposo, perché se leggere fa bene in vacanza fa ancora meglio! Non è certo un farmaco miracoloso, non sostituisce alcun genere di terapia, ma di sicuro la lettura di un buon libro può fare soltanto bene, e per svariati motivi.

Innanzitutto è un elisir di benessere che non ha controindicazioni, va bene per tutti e per tutte le età. Poi, se vogliamo tirare in ballo età, è anche vero che uno stesso libro letto in momento diversi della vita è come nuovo: ogni nostra esperienza ce lo fa leggere con occhi diversi, permettendoci di cogliere sfumature prima non percepite. Se da un lato la nostra sensibilità è resa più acuta, dall’altro permette di confrontare il nostro essere proprio con se stesso, a patto che si abbia voglia di guardarsi con spirito critico. E se l’esperienza della corporeità che avanza ci limita nel fare o non fare alcune cose, la lettura toglie ogni barriera materiale liberando la mente che, assecondando i propri desideri, ci fa indossare i panni del personaggio preferito, insieme al quale gioire e soffrire – a seconda del caso – condividendo ogni sua emozione.

È la chiave di lettura per interpretare l’approccio terapeutico proposto da Ella Berthoud e Susan Elderkin – pittrice ed insegnante di arte la prima, scrittrice la seconda – che nel 2008 hanno fondato un servizio di biblioterapia con la School Life di Londra: insieme hanno anche scritto Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno, una sorta di dizionario in cui si indicano libri terapeutici per disturbi vari “dalla A alla Z”: temete l’abbandono o il divorzio? Voi o qualcuno che vi è caro è gravemente ammalato? Siete stressati, tormentati da incubi, non riuscite a dormire? Smettere di fumare è proprio impossibile? Un uomo sente venir meno la propria virilità? Dolori del corpo e dolori del cuore trovano risposta con semplicità e immediatezza, perché alla voce corrispondente (abbandono, cancro, divorzio, fumo, impotenza, incubo, malattia, stress e via dicendo) si hanno proposte di lettura in cui potersi immergere e capire che… pur non essendo elisir che fanno sparire il problema, i libri danno però un grande aiuto, se non altro per alleggerire la tensione.

Curarsi con i libri è molto attuale, introducendo in modo simpatico e competente alla biblioterapia, argomento che da solo sa offrire molti spunti per condividere anche con altri le difficoltà che stiamo vivendo: si legge con piacere ed è un aiuto prezioso, veramente utile da avere nella biblioteca personale.

Alessandra Chirimischi

Se vuoi maggiori informazioni, rivolgiti al punto prestito

Voglia di leggere

attivo presso la nostra associazione.

Intanto, ti informiamo che questo libro è già disponibile nel circuito REDOP

 

Il lato amaro della dolcezza

Articolo realizzato a cura dall’ambulatorio nutrizionale di Voglia di Vivere

Gli zuccheri semplici sono presenti da sempre nella dieta dell’uomo: dagli zuccheri della frutta in tempi primitivi ai dolci sfiziosi che venivano presentati sulle tavole reali. Ma cos’è che li rende così gradevoli e amati da tutti? Ogni individuo -chi più chi meno- possiede un’innata propensione per il dolce. Questa risale in parte a stati emotivi derivanti dal sapore del latte materno, ma soprattutto da un’istintiva preferenza dei neonati nei confronti dei sapori zuccherini e quindi energetici, fondamentali per la crescita e la sopravvivenza. I fabbisogni dei neonati sono però diversi da quelli degli adulti: infatti, secondo le Linee guida per una sana alimentazione del 2018, il consumo di zuccheri semplici non dovrebbe superare il 15% del fabbisogno energetico giornaliero. Per mantenersi al di sotto di questa quota occorre seguire una dieta equilibrata limitando dolci, bevande edulcorate e snack ad alto contenuto di zuccheri.
Il sapore dolce degli alimenti è dato dall’utilizzo di dolcificanti che possono essere naturali o artificiali.

Gli zuccheri naturali sono quelli che si ritrovano in natura, come il glucosio, il fruttosio nella frutta e il galattosio nel latte, ma anche lo xilitolo e il sorbitolo. Queste sostanze hanno un apporto calorico elevato e incidono sull’innalzamento della glicemia e sull’accumulo di trigliceridi, fatta eccezione per la Stevia, una pianta di origini sudamericane dalla quale si ottiene un dolcificante acalorico. Un’altra valida opzione consiste nell’utilizzo di miele: nonostante sia costituito per lo più da fruttosio e saccarosio, presenta difatti un indice glicemico leggermente inferiore al glucosio, oltre ad essere una fonte di vitamine e minerali.
L’aspartame, la saccarina e il ciclammato sono invece esempi di edulcoranti sintetici. I dolcificanti artificiali sono stati pensati principalmente per sopperire alle mancanze dei dolcificanti naturali: si tratta infatti di sostanze con elevato potere dolcificante, il che li rende efficaci anche a piccole dosi riducendo così l’apporto calorico (quasi pari a zero) e l’effetto sulla glicemia. L’utilizzo di queste sostanze è dunque consigliato a persone diabetiche o a chiunque debba tenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue. Anche questa classe di dolcificanti ha però delle controindicazioni: studi scientifici hanno infatti dimostrato la tossicità e la cancerogenicità di alcune di queste sostanze, motivo per cui il loro utilizzo è consigliato sempre in dosi minime.
Come abbiamo detto, entrambe le classi di dolcificanti hanno pro e contro: i dolcificanti artificiali sono utili in caso di diabete ma vanno comunque consumati a piccole dosi perché potrebbero comportare un rischio diretto per la salute. D’altra parte, anche il consumo di dolcificanti naturali, se non moderato, può portare a elevati valori di glicemia e aumento di peso, nonostante siano sostanze prive degli effetti collaterali a lungo termine tipici degli edulcoranti artificiali.
In conclusione, si può dire che quando si parla di dolci, non vale la regola melius est abundare quam deficere!

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Dadi: gettiamoli!

Articolo realizzato a cura dall’ambulatorio nutrizionale di Voglia di Vivere

Il dado da cucina, o dado da brodo, è un concentrato di carne e di verdure largamente utilizzato in cucina per dare sapore ai piatti. Questo prodotto assai conosciuto è stato lanciato sul mercato a partire dal dopoguerra con l’arrivo di una nuova cultura domestica. L’idea era quella di un prodotto in grado di “aiutare” in cucina alla stregua di un elettrodomestico, accorciando i tempi di preparazione dei piatti e garantendo così maggior tempo libero al consumatore. Il prodotto era stato pensato per un pubblico femminile, in quanto regnava ancora l’immagine de “l’angelo del focolare” ma allo stesso tempo voleva essere un’innovazione in grado di rompere le catene che legavano la donna in cucina, permettendole appunto maggior tempo da impiegare altrove.
Nonostante i suoi intenti “nobili”, il dado da cucina classico non può essere considerato un prodotto salutare. La lista degli ingredienti presenta ai primi posti il sale e il glutammato monosodico (o altri esaltatori di sapidità). Sono presenti inoltre grassi idrogenati, aromi, concentrati di verdure ed estratti di carne. Questi ultimi possono contenere anche parti dell’animale non comunemente consumate, come ad esempio gli zoccoli.
In seguito alle diverse critiche mosse al dado proprio per la sua composizione, sono state messe sul mercato diverse varianti con una lista di ingredienti leggermente migliorata. Che si tratti di prodotti a ridotto contenuto di sale, senza glutammato o senza grassi idrogenati, resta comunque il fatto che questo prodotto nasce come esaltatore di sapore, quindi per definizione non potrà mai essere salutare ed è pertanto sempre consigliato un consumo moderato.
Il fatto che il dado, grazie al sale e agli esaltatori di sapidità, permetta di ottenere piatti dal sapore più marcato potrebbe indurci a pensare che non utilizzandolo le nostre pietanze possano risultare sciape ed insapori. In realtà diminuendo (o perlomeno limitando) questi due ingredienti è possibile riscoprire un mondo di sapori che, in presenza di sale o di glutammato, risulterebbero troppo tenui per poter essere percepiti.
Se invece non si riesce a fare a meno dei sapori forti, una buona alternativa potrebbe essere rappresentata dall’utilizzo di erbe aromatiche e altre spezie che oltre a conferire sapore alla vivanda non comportano rischi per la salute di chi la consuma, ma, al contrario, ad alcune spezie sono state riconosciute proprietà benefiche.
Infine, è sempre bene ricordare che oltre al consumo di alimenti sani, anche le modalità e il tempo impiegato per prepararli hanno una loro influenza sulla costruzione di un sano rapporto con il cibo e l’alimentazione. Prendersi del tempo per preparare un piatto sano e appetitoso, oltre a gustarlo, porta a grande gratificazione da parte dei commensali e soprattutto ad una grande soddisfazione personale.

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