Tumore al seno noduli voglia di vivere Pistoia

Salute seno: non solo noduli, occhio a questi segnali!

La presenza di un nodulo al seno, non è l’unico campanello di allarme che dovrebbe spingere una donna a rivolgersi al proprio medico, ci sono altri segnali ai quali dobbiamo prestare molta attenzione.

  • alterazione della pelle che può diventare a “buccia di arancia” o cambiamenti della forma del seno come
  • avvallamenti o rigonfiamenti
  • alterazioni del capezzolo che può apparire retratto o più sporgente, che può secernere liquido o sangue o
  • che può diventare molto duro o dare prurito.
  • rigonfiamenti del seno o di una parte di esso
  • ingrossamento dei linfonodi ascellari o del collo

Può davvero essere molto difficile distinguere una ghiandola, una ciste, o alterazioni del seno da un nodulo sospetto. Per questo, prima di allarmarsi , è bene contattare il proprio medico di base che potrà prescrivere una visita senologica o direttamente gli esami necessari , come la mammografia e l’ecografia mammaria.

Dobbiamo prestare molta attenzione ai cambiamenti asimmetrici, cioè che avvengono in un solo seno.

I NODULI

La maggior parte dei noduli mammari hanno natura benigna. Essi presentano contorni netti, sono mobili, hanno forma tondeggiante o ovoidale, sono palpabili come noduli quasi indipendenti dal tessuto mammario che li circonda. A seconda della loro natura, possono essere tendenzialmente duri (solidi) o molli ( a contenuto liquido o costituzione adiposa).

Il consiglio di Voglia di Vivere dopo la lettura di questo articolo:

Regola numero 1 : un sintomo sospetto deve indurci a rivolgersi sempre al proprio medico di famiglia per una prima valutazione, una visita senologica e gli eventuali accertamenti diagnostici. Niente allarmismi: è severamente vietato pensare subito al peggio!

Per saperne di più vi invitiamo a consultare le pagine:

http://www.humanitas.it/news/21550-prevenzione-del-tumore-al-seno-segnali-cui-prestare-attenzione

http://www.humanitas.it/sintomi/presenza-di-un-nodulo-mammario

Terapia Oncologica Voglia di Condividere

Terapia Oncologica : affrontare la malattia

C’è un modo “giusto” di affrontare la malattia oncologica?

Si potrebbe dire che esistono “tante malattie oncologiche” quante le persone che incontrano questa diagnosi nel corso della loro vita.

Le emozioni che si presentano possono essere molto intense e diverse fra loro, dopo incredulità, diniego e disorientamento, la persona si trova a dover fare i conti con questa nuova ed inaspettata fase e le risorse (personali e sociali) a cui può ricorrere.

Ognuno vive la sua quotidianità e le sfide che si possono presentare, in modo profondamente soggettivo, promuovendo di volta in volta un processo di adattamento.

Il momento di vita in cui la persona riceve la diagnosi, il tipo di diagnosi e la modalità attraverso cui è stata comunicata e ancora la sua storia di vita, la rete sociale a cui appoggiarsi,…sono alcuni dei fattori che influenzano e determinano, almeno in una fase iniziale, il modo in cui sarà affrontata questa realtà.

Affrontare la malattia implica anche vivere perdite a diversi livelli: quello che “prima” veniva percepito e vissuto come “normale”, con la malattia può assumere un peso e un significato diversi.

La comunicazione rappresenta uno degli eventi più stressanti che alcune persone si trovano a dover affrontare nel corso della loro vita, un cambiamento non solo su un piano fisico ma anche mentale: cambia il modo di percepire e sentire il proprio corpo, cambia la percezione che si ha del mondo, cambiano le relazioni sociali e interpersonali.

Nei racconti dei pazienti, spesso la malattia è valutata come uno spartiacque, che divide inesorabilmente quello che c’era prima (“prima facevo tutto, ero indipendente, ero il punto di riferimento per gli altri”) da quello che c’è ora (“ora non riesco più a fare niente, ho bisogno degli altri, sono un peso”).

Questo vissuto investe non solo la persona che riceve la diagnosi, il paziente, ma anche l’intero nucleo familiare di riferimento che dovrà, inevitabilmente, cercare una nuova forma di adattamento a questa situazione.

Come abbiamo accennato nell’articolo dello scorso mese, si parla di “coping” individuale ma anche familiare, a intendere, quindi, le modalità di reazione agli eventi stressanti che l’intero sistema mette in atto per adattarsi a questa inaspettata fase di vita.

Il “chiedere aiuto” è il primo punto da prendere in considerazione; in un articolo del 2012 della Fondazione Veronesi si sostiene: “Lo stress altera l’equilibrio fisico, la mancanza di sonno aggrava la situazione e la qualità di vita degenera rapidamente, sfociando spesso in un’apatia generalizzata. In Italia, come nel resto del mondo, le statistiche dimostrano che circa il 30 per cento dei pazienti oncologici ha difficoltà ad «adattarsi» alla malattia e, seppure in fasi diverse, sente il bisogno di un sostegno psicologico. Molti, però, lo reputano purtroppo ancora un tabù”.

Affidarsi alla rete, dei professionisti della salute sì, ma anche quella familiare, amicale, sociale (con le Associazioni del territorio), può essere il fattore che, oltre ad un’adeguata terapia medica, fa davvero la differenza.

Qual è stata la mia esperienza?

Ho vissuto la possibilità di chiedere aiuto?

Quali sono i fattori che mi hanno aiutato/a nell’affrontare i primi momenti?

(Come paziente o familiare)

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