Piccole grandi passioni

Frutto saporitamente sensuale, il ciliegia inizia a raccontarsi con la delicatezza dei petali color rosa pallido da cui sarà generata, dopo che l’albero si sarà acceso nelle tinte forti da cui si alimentano anche le storie che dipingono la ciliegia, talvolta come frutto del peccato, altre volte come omaggio ed esaltazione della bellezza femminile. Così, il ciliegio è prima di tutto una leggenda, arrivata fino a noi dal Medio Oriente grazie al palato fine dei nostri avi Romani che – per nostra fortuna! – la diffusero per le terre dell’Impero. Colombo e successori fecero il resto, così che oggi il ciliegio è una pianta che si trova in molte parti del mondo. Una pianta che porta con sé storie affascinanti, ma razionalmente smontate dai botanici nel momento in cui ne hanno ridotto la suadenza a meno nobile rango, classificando la pianta nel genere dei prugni: la varietà Prunus avium, comunemente coltivate a frutto dolce, e la Prunus cerasus con le tipologie di ciliegia più acidula, come visciole o amarasche.

Il periodo di maturazione va da maggio ad agosto, a seconda del tipo di pianta e delle zone in cui cresce, ma si può utilizzare in moltissime maniere: sotto spirito, sciroppata, trasformata in gelatine o confetture, essiccata o candita… e in ogni modo sarà sempre un gran piacere gustarla.

Alessandra Chirimischi

 

Social network

Le buone informazioni

Quanto è importante avere informazioni corrette sulla salute?

Secondo l’ultimo rapporto Censis, circa una persona su tre utilizza il web per avere informazioni sulla salute. In particolare, il 90,4% ricerca sintomi e cause di specifiche patologie.

Questi dati allarmanti hanno portato l’Istituto Superiore di Sanità a creare un portale (https://www.issalute.it/index.php/falsi-miti) volto a smascherare bufale, falsi miti e convinzioni pseudoscientifiche dannose per la salute.

Nel web si trova ogni informazione ed il suo contrario. Proprio per il contenuto che ogni notizia porta, vengono agganciate emozioni che hanno un impatto potente e tanto devastante quando si è già in una situazione di sofferenza e preoccupazione per la salute.

Nel sito dell’Istituto Superiore di Sanità, sono già state smascherate 150 “notizie” alle quali è stata data una spiegazione scientifica a sostegno del fatto che siano bufale.

Sul portale, poi, sono presenti quattro sezioni: “La salute A-Z”, “Stili di Vita e Ambiente”, “Falsi miti e Bufale” e “News”. Queste possono orientare il cittadino a trovare l’informazione inerente a ciò che sta cercando.

La cattiva informazione porta, con maggiore probabilità, le persone a fare scelte pericolose per la propria salute e per quella della propria famiglia. Promuovere senso critico è un obiettivo che ogni società che si voglia ritenere avanzata, deve rivolgere a ogni membro che la compone. La consapevolezza permette ad ognuno di compiere scelte coerenti con le proprie necessità ed i propri valori.

La questione delle bufale è un fenomeno che, con l’utilizzo sempre maggiore dei Social Network, ha avuto un incremento esponenziale creando confusione e disinformazione. In un mondo che sta facendo della velocità e del “non avere tempo” le proprie caratteristiche, le persone, spesso, non hanno voglia o tempo di approfondire e si fermano ad un livello superficiale. Su questo terreno fertile la “cattiva” notizia trova spazio e favorisce un vortice di preoccupazione, ansia e rabbia.

Consultare le fonti ufficiali che si basano su competenze e conoscenze scientifiche, porre domande ai curanti e non fermarsi alla prima notizia ma approfondire con professionisti qualificati del settore, può essere davvero ciò che aiuta ad avere una risposta soddisfacente e coerente con i bisogni emersi.

Tutto questo vale sempre, tanto più quando si parla di salute!

Claudia Bonari

A bottega dal Maestro di Cazzeggio

Si fa presto a dire “cazzeggio”, ma mica penserete di poterlo fare così, senza alcun criterio o logica: un cazzeggio degno di esser tale – quello serio – va fatto con tutti i crismi, che diamine! Perciò, come ogni altra attività che si rispetti, richiede adeguato periodo di apprendistato, pur riconoscendo che taluni siano naturalmente predisposti a farlo mentre altri no: in ogni caso, l’arte va sempre affinata per renderla protesa a divenir perfetta…

Come avrete notato – se ci frequentate abitualmente – il modo in cui ci esprimiamo è inconsueto rispetto al solito, ma dopo aver letto il libro “A bottega dal Maestro di Cazzeggio” e aver fatto tesoro dei suoi insegnamenti, non potevamo esimerci dal giocare un po’ con le parole! Avete già capito che questo libro ci è piaciuto molto, vero? E ci è piaciuto non solo perché, in quanto libro, rappresenta di per sé un viatico a star bene, ma anche per la piacevole ironia con la quale è scritto, che diventa il naturale viatico alla via del cazzeggio fatto come… gli dei, nessuno escluso, comandano! E se l’umore è buono, è cosa nota, stiamo proprio meglio.

A istruire sul grande gioco del cazzeggio è Massimo Tallone, personaggio che conosce così bene le parole da poter giocare con loro, fornendo simpaticamente ai neofiti le nozioni iniziatiche, e perfezionando i più esperti verso la sublimazione dello stare piacevolmente insieme agli altri. Il libro è strutturato in 32 lezioni, con le istruzioni basilari: come fare per ottenere i risultati migliori (a cominciare dalla scelta di vino più adatto ad accompagnare ogni occasione), ma anche come “sgamare” un cazzeggiatore fasullo che, manchevole dei requisiti necessari a partecipare al gioco, rovinerebbe di sicuro l’atmosfera.

È un vero e proprio manuale per sopravvivere con successo nella nostra società malata, è una via di fuga dalle tensioni, e se a suo tempo avete apprezzato il “Manuale delle Giovani Marmotte”, sarete oggi facilitati nell’apprezzare – traendone gli opportuni benefici – le lezioni di Massimo Tallone. Esilarante!

Alessandra Chirimischi

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Intanto, ti informiamo che questo libro è già disponibile nel circuito REDOP

 

 

 

Delicato, come un mughetto

Quei piccoli, gustosi, teneri germoglini verdi che spuntano in primavera… ma quanto saranno buoni! Lo sapevano bene anche gli antichi Egizi, e ancor più li apprezzarono i Romani che ne erano golosissimi – pare che, fra i grandi estimatori, ci fosse pure Giulio Cesare! – e che contribuirono a diffonderli in Italia e nella Francia meridionale: i germogli in questione sono gli asparagi, pianta assai diffusa nelle fasce a clima temperato di Europa e Asia. La pianticella ha fiori minuscoli e verdi, che ricordano un po’ i petali del mughetto, con il quale ha in comune l’appartenenza alla famiglia delle liliacee.

L’Asparagus officinalis si trova in diverse varietà (a seconda del metodo di coltivazioni si possono avere asparagi bianchi – cresciuti interrati – e anche il violetto, o quello d’Alemagna per citarne alcuni), ma in assoluto il più diffuso è l’asparago verde (o asparago comune), tanto più pregiato quanto più è estesa la sua parte commestibile, quella tenera e carnosa. Alcune varietà precoci si trovano già verso febbraio, ma va in crescendo con l’arrivo della primavera fino ad arrivare al culmine fra maggio e giugno.

Sempre in questo periodo, e volendo abbinare al gusto dell’asparago una salutare passeggiata su terreni aridi e rocciosi, si può raccogliere la varietà selvatica, che si presenta più sottile e con foglie appuntite: prima di raccoglierla è bene però imparare a riconoscerla con sicurezza, e in caso abbiate incertezze su ciò che avete trovato… fatela vedere da un erborista fidato prima di cucinarla e mangiarla! Coltivati o selvatici che siano, questi deliziosi frutti primaverili si conservano bene in frigo per diversi giorni: basta avere l’accortezza di avvolgere le basi in un panno umido e poi riporli in una busta di carta prima di sistemarli nel piano per la verdura.

Gli asparagi a tavola sono molto generosi, non solo per le loro proprietà nutrizionali ma anche per i tanti modi in cui si prestano a essere preparati: al solito, basta un po’ di fantasia… et voilà, l’asparago è servito!

Alessandra Chirimischi

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