Piccoli magni frutti

Quanto sia stato Magno, il celebre Alessandro, lo abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni: conquistando le terre dell’Est (ricordiamo che si spinse fino a quelle che sono gli attuali Pakistan e India, conquistando prima l’Impero Persiano) conobbe – fra l’altro – ciò che di meglio offrivano alla piacevolezza del palato. Una ricchezza di queste terre è il Prunus armeniaca, l’albero dalla tondeggiante chioma sui cui rami, dopo una bellissima fioritura che passa dal rosa chiaro al bianco, crescono quei tanto gustosi quanto delicati frutti che sono le albicocche.

Conosciuto in Asia Centrale già oltre 4000 anni fa, dove sorgeva in forma spontanea, al seguito dell’esercito di Alessandro Magno l’albicocco giunse prima in Mesopotamia e Persia, poi sulle coste mediterranee dove trovò l’ambiente ideale di climi temperati, al riparo da gelate tardive.

Il periodo naturale di maturazione va da maggio ad agosto – con l’apice di produzione fra giugno e luglio – ed è allora che si apprezza al meglio la polpa, molto delicata, pur essendo le albicocche generosamente disponibili ad essere conservate in vari modi, così che possiamo disporne tutto l’anno. Si trova, infatti, essiccata o disidratata, ma anche in gelatina o confettura, sciroppata o in succo da bere, pur restando impareggiabile la bontà quando gustata fresca a fine pranzo, a colazione, per uno spuntino… Impareggiabile, dicevamo, a patto che sappiamo sceglierla.

Infatti, le albicocche sono frutti molto delicati, che rischiano di rovinarsi facilmente: è quindi opportuno avere l’accortezza di evitare i frutti immaturi – duri e di colore verdognolo o giallo-chiaro – e quelli troppo maturi, che diventano eccessivamente teneri e si deteriorano in fretta. Sceglieremo albicocche dal bel colore sfumato rosso-arancio, piene e compatte al tatto, che riporremo al fresco subito dopo averle acquistate, e che consumeremo nel giro di pochi giorni.

Alessandra Chirimischi

L’ALBICOCCA: CONSIGLI ALIMENTARI

Voglia di… Campagna Amica

Michela Nieri, responsabile Coldiretti Donne Impresa di Pistoia

Campagna Amica è il luogo ideale di incontro tra gli interessi degli agricoltori e quelli dei cittadini. Creata da Coldiretti, la principale associazione dei produttori agricoli italiana ed europea, si rivolge a tutti per dare risposte a temi di grande attualità come l’alimentazione, il turismo, l’ecologia, la salute e il benessere, inaugurando così un nuovo stile di vita.

La collaborazione con associazioni di volontariato, a livello nazionale e locale, è parte del progetto Coldiretti-Campagna Amica: per questo ha trovato perfetta intesa con Voglia di Vivere, in una condivisione di intenti cui Coldiretti Pistoia dà grande importanza. La Camminata in città, a cui la rete Campagna Amica collabora, consolida il rapporto con l’associazione di volontariato pistoiese, un rapporto basato sulla consapevolezza che stili di vita virtuosi fanno bene alla salute degli uomini e all’ambiente. A tutti noi.

Mente e corpo sani, infatti, sono aiutati da una sana alimentazione. E le qualità nutrizionali di un prodotto alimentare in Italia fanno rima anche con gusto. Grazie ad un sistema fatto di grandi, piccole e piccolissime attività produttive che coltivando e allevando aiutano anche l’equilibrio idrogeologico del territorio. Aspetti salutistici e ‘goderecci’, economici e ambientali si combinano grazie a un’agricoltura che sa essere tradizionale e innovativa grazie a tre semplici elementi: clima, varietà morfologica del paesaggio italiano, capacità e volontà di chi lavora nel settore primario che riesce a produrre e fare manutenzione anche su appezzamenti di terreni accidentati.

Da questo nasce una varietà di cibi e ingredienti unica al mondo. Una rete sviluppata anche grazie alla Fondazione Campagna Amica che sostiene l’agricoltura italiana nei tre ambiti principali della vendita diretta, del turismo, dell’ecosostenibilità e che costituisce un punto di riferimento per chiunque sia interessato ai destini dell’ambiente e del territorio, della qualità dei consumi e degli stili di vita.

Per questo, Campagna Amica:

  • organizza e promuove i punti di eccellenza della filiera agricola italiana dal produttore al consumatore e a km zero;
  • valorizza le strutture agrituristiche di qualità selezionate e promossi accuratamente da Terranostra, l’associazione di Coldiretti che sostiene il turismo in campagna;
  • valorizza e fa conoscere i prodotti tipici del nostro meraviglioso territorio;
  • avvia e sostiene campagne per la difesa del patrimonio di boschi, laghi e fiumi e per la biodiversità;
  • contribuisce allo sviluppo di energie rinnovabili;
  • monitora prezzi, stili di vita e abitudini alimentari dei cittadini;
  • produce strumenti di conoscenza e informazione per una corretta educazione alimentare, promuovendo stili di vita virtuosi nei confronti dell’ambiente e dei consumi.

Per questo, Campagna Amica parteciperà attivamente alla Camminata in città, portando un messaggio di… fresca consapevolezza che la salute inizia a tavola.

Michela Nieri

responsabile Coldiretti Donne Impresa di Pistoia

 

Liscio. Come una pesca!

Ma quanto saranno buoni questi frutti carnosi e tondeggianti, con la loro buccia talvolta vellutata talvolta liscia, quasi fosse una piccola scultura marmorea che le abili mani di un artista hanno prima levigato, e poi delicatamente colorato in luminose sfumature cangianti dal giallo pallido fino al rosso intenso. Sembra poesia, per come è gustosa nella polpa, succulenta e dal sapore zuccherino più o meno acidulo, a seconda della varietà.

E di varietà la pesca – perché è di questa regina estiva che stiamo parlando! – ne ha davvero tante, troppe per citarle tutte così ci limitiamo a ricordare che è uno dei frutti più prelibati dell’estate, una vera e propria goduria che, generosamente, si presta anche ad essere lavorata per la conservazione: sciroppata, in confettura, succo, gelatina, è da lavorare per la stagione meno propizia, durante la quale continuerà a darci bontà e preziosi nutrimenti.

La pesca matura da maggio a settembre (sempre in funzione della varietà, ma anche della località in cui cresce), però la pianta offre il massimo della bellezza durante la fioritura: pennellate di fiorellini rosa pastello, accoccolati fitti fitti sui rami, portano l’annuncio che l’inverno è passato, che possiamo tornare a guardare la vita nella sua pienezza, con la gioia del colore e del sapore che con l’estate arriva a toccare il culmine.

Ecco, la pesca è un’apoteosi estiva, una dolcezza di stagione che porta ristoro fino all’ultimo muscolo del nostro corpo: è infatti un frutto rinfrescante, composto di zuccheri assimilabili e vitamine, ricco di acqua e quindi benefico. È sufficiente sbucciarla (alcuni la mangiano anche con la buccia vellutata, questione di gusti) per trovarla già fantastica. Ma se decidete di concedervi uno sfizio, provate a tagliarla a pezzi in un bicchiere e poi metterci un po’ di vino fresco, volendo anche un po’ di menta e voilà… pronto subito un ottimo dessert!

Alessandra Chirimischi

LA PESCA: CONSIGLI ALIMENTARI

 

La piramide del caffè

Sin dalle prime righe ti prende, perché sa di cose buone, di quelle cose genuine che appartengono al passato e che nel quotidiano oggi raramente si trovano. Ma La piramide del caffè le ripropone, ne è permeato nonostante sia ambientato ai giorni nostri: è talmente saturo di buono, da far passare in secondo piano anche il gusto del caffè, quando questo diventa “meno buono” – anche se soltanto metaforicamente – nella grande città.

Protagonista è Imi, ragazzo ungherese cresciuto in un orfanotrofio con il gran sogno di trasferirsi a Londra, non appena gli fosse stato possibile. Sogno che realizza al compimento della maggiore età, quando parte per la sua avventura, mantenendo però un costante legame con il suo mondo fatto di piccole, ma significanti cose. La breve esperienza che Imi vivrà a Londra, impreziosita dalla presenza di personaggi centrali nella sua vicenda, è di quelle a lieto fine, come ci piacerebbe che potesse più spesso accadere nella realtà. Ma l’insegnamento che si trae dalla sua lettura va oltre la singola storia personale.

Il libro si sviluppa in un crescendo di concretezza e di appassionato coinvolgimento che introduce alla partecipazione empatica del piccolo mondo altrui, splendidamente magnificata nella descrizione della battaglia interiore con cui Margaret, personaggio chiave nel racconto, decide di aiutare Imi.

Di non minore impatto, però, è il rapporto con “la sua famiglia”, i compagni del collegio in cui è cresciuto, che prende le sembianze di una solidarietà dalla quale attingere e donare forza. Proprio come avviene in una realtà associativa di volontariato: siamo insieme, per dare e per crescere.

Quello di Imi è un piccolo mondo il cui il lettore si trova trascinato con una riflessione introspettiva grazie alla quale – se lo vuole! – gli è offerta l’opportunità di prendere consapevolezza che una vita non è mai disgiunta dalle altre, che ciascuno ha le proprie responsabilità, compresa quella di decidere che i problemi altrui non lo riguardino. Ma, se siete persone che non si accontentano delle apparenze, questo libro vi darà un motivo in più per decidere di partecipare alla vita, esaltandola con qualcosa che vi distingua, valorizzando la vostra unicità. È veramente un bel romanzo, sentito, appassionato, genuino: del genere che ti riconcilia con il mondo perché riesce a farti vedere che c’è ancora del buono su cui poter contare.

Alessandra Chirimischi

Se vuoi maggiori informazioni, rivolgiti al punto prestito

Voglia di leggere

attivo presso la nostra associazione.

Intanto, ti informiamo che questo libro è già disponibile nel circuito REDOP

 

 

 

 

Zoom in progress

Il Gruppo Fotografico Fornaci aderisce con piacere all’iniziativa promossa dall’Associazione Voglia di vivere e ne sposa in pieno le finalità, per molteplici motivi. La fotografia da sempre è stata strumento di indagine sociologica, oltre che di rappresentazione della realtà; ma è anche rappresentazione dell’essere e soprattutto del come vorremmo essere. Ecco che oltre a raccontare, attraverso l’immagine, storie di vita (reportage fotografici di diagnosi, terapie e riabilitazioni di malattie) e situazioni di malattia, diventa spesso strumento per una vera e propria terapia. Il farsi fotografare per vedersi come vorremmo essere o dopo situazioni di cambiamento (fisico ed emotivo), dà effetti benefici, di rivalutazione di se stessi e del contesto in cui si vive, e propone una accettazione di sé, tramite un transfert il più delle volte palese. Per questo farsi fotografare ma anche fare fotografia fa bene e reca piacere, oltre ad essere strumento per esprimere o dialogare con una parte di noi, che spesso teniamo nascosta.

Foto di Felice la Porta

Il Gruppo Fotografico Fornaci, è una associazione senza scopo di lucro presente sul territorio pistoiese da oltre 35 anni: ha svolto prevalentemente le normali attività di club fotografico con gli incontri dei soci nelle serate del lunedì sera, proponendo anche corsi di fotografia gratuiti e gite per importanti mostre fotografiche in Italia.

Ha organizzato serate aperte al pubblico con autori ospiti. Tra questi, si ricordano i fotografi: Gianni Boradori, Marco Innocenti, Edoardo Billi, Tiziano Banci, Stefano Di Cecio, Orlando Tosi, Ugo Conti, Daniele Musiari, Luciano Selvi, Sefano Guidotti, Sandro Nerucci, Leonardo Bugiani, Leonardo Donati, Simone Gori, Massimo Cavalletti, Francesca Fascione, Mario Mencacci, Massimiliano Sarno, Monica Cordiviola, Angelo Fragliasso, William Castaldo, Roberto Lanza, Gianfranco Bora, Libero Musetti, Davide Cacioli, Adolfo Fabbri, Paolo Pagnini, Sergio Borselli, Enrico Carretti, Pierluigi Lottini, Fabrizio Antonelli, Giovanni Modesti…

Nel 2016 ha curato l’incontro pubblico con il fotografo Luca Bracali presso la Fabbrica delle emozioni di Pistoia, dal tema “Solidarietà ed ecologia”, con la collaborazione dell’Ente Camposampiero di Pistoia. Il GFF ha inoltre, negli anni, curato mostre fotografiche dei propri soci su varie tematiche sociali e culturali. Si ricordano le mostre tenute presso la Circoscrizione 2 del Comune di Pistoia, la mostra sul Carbonaio di Baggio, presso il Museo Marino Marini e la mostra “Gli Alberi – Amici silenziosi dell’uomo” presso il chiostro del Tribunale di Pistoia. Nel 2016 ha curato la mostra fotografica “Associazione Camposampiero, 70 anni di vita”, attraverso immagini di archivio dell’ente e del quartiere Fornaci di Pistoia e nel 2017 ha realizzato un video per le attività dell’agricoltura sociale della Camposampiero.

Dal Gennaio 2016, il Gruppo Fotografico Fornaci è tra i club fotografici italiani iscritti alla FIAF – Federazione Italiana Associazioni Fotografiche.

Per seguire più da vicino le attività del GFF vi suggeriamo di unirvi al gruppo su Facebook

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Sciame rosa Voglia di Vivere

Sciame rosa

Sono stati sufficienti pochi anni per far sì che la prima domenica di ottobre diventasse un appuntamento imperdibile a molti pistoiesi: a tutti, donne e uomini.

Per questo Voglia di vivere sta già lavorando con impegno all’organizzazione della 5° edizione della Camminata in città, in calendario per il prossimo 7 ottobre: non vuole, infatti, deludere le aspettative dell’allegro sciame rosa che ha animato le vie cittadine durante i precedenti appuntamenti con la Camminata. Noi volontarie siamo certe che le sorprese in serbo per le amiche di Voglia di vivere saranno più che gradite: abbiamo ampliato il messaggio di benessere da cui la Camminata ha trovato origine, convinte come siamo che la salute sia un impegno a tutto tondo.

Siamo ancora in fase di “avanzamento lavori”, ma poco alla volta vi riveleremo l’identità dei partner della Camminata in città 2018…

Le volontarie

Gruppo Fotografico Fornaci

Coldiretti-Campagna Amica

Concorso fotografico: la giuria

Capelli e manie

 

Fuoco estivo

È nel cuore dell’Africa tropicale che affondò in origine le sue radici, espandendo il fusto in una sorta di grande abbraccio che, pian piano, si è allargato ovunque ci fossero terre soleggiate pronte ad accoglierlo. Al tropico africano cresce ancora in maniera spontanea, ma iniziò ad essere coltivato sin dal tempo degli antichi Egizi, spandendo poi i suoi “tentacoli” verso tutto il bacino del Mediterraneo. Il Citrullus lanatus è una pianta erbacea i cui “frutti” (in realtà falsi frutti, come tutte le bacche carnose) possono essere di forma diversa (tondeggiante, ovale o allungata), sono conosciuti in Italia da noi con vari nomi: più diffusamente anguria nel nord, cocomero al centro e mellone d’acqua (per distinguerlo dal più comune melone giallo, Cucumis melo) al sud. La parola acqua evoca i ricordi di quando, non disponendo ancora del frigorifero, i cocomeri si mettevano a mollo in una tinozza, oppure nella vasca di una fontana zampillante, così da mantenerne la temperatura fresca e gustarne ancora di più la polpa, dissetante e saporita.

Questa cucurbitacea, come già accennato, è una pianta che cammina, nel senso che il suo fusto strisciante ed i rami di lunghezza generosa (raggiungono i 3-5 metri) possono arrampicarsi o muoversi sul terreno, andando in poco tempo a coprire vaste aree di terreno: i frutti arrivano a maturazione nel periodo estivo, ed è utile saperli scegliere per evitare di acquistarne di poco saporiti o non adeguatamente maturi. Bisogna verificare che la buccia esterna non abbia ammaccature, che potrebbero compromettere la salubrità della polpa.

La “controindicazione” con il cocomero è la sua abbastanza veloce deperibilità, oltre al fatto di non prestarsi troppo – in conseguenza dell’elevata presenza di acqua – ad essere trasformato in confetture e similari. L’unica alternativa è, eventualmente, farne dei sorbetti, anche divertenti da proporre ai bambini come gelato casalingo.

Alessandra Chirimischi

IL COCOMERO: CONSIGLI ALIMENTARI

 

L’ablazione

Breve, intenso da togliere il fiato. Da leggerlo, tutto d’un fiato. Con lo stesso vigore con cui si combatte una battaglia importante, dal cui esito dipende la nostra vita. È in questi termini che ho apprezzato il libro “L’ablazione”, un vero e proprio inno ai sentimenti umani, una sinfonia di emozioni che nascono dal dolore più acuto, quello che scombina l’anima mettendola a nudo, in tutti i suoi limiti: carnali e spirituali.

Il libro racconta una storia realmente accaduta, narrata dal protagonista a Tahar Ben Jelloun, suo amico, ma anche scrittore dalla penna tagliente come un bisturi che porta via la malattia, ma insieme a lei anche parte di un corpo. Il protagonista de “L’ablazione” – un uomo che durante la vita non ha saputo resistere al fascino femminile – è stato mutilato nella sua virilità, ma nel suo essere eunuco le donne continua ad amarle, forse anche di più: “Da quando non scopo più, mi sento più libero e amo sempre di più le donne”.

Con queste parole che inizia il libro: parole crude che ti prendono, ti affascinano, ti conducono in un mondo di desiderio visto con occhi diversi, più concreti. E da lì parte un incalzare di eventi che ripercorrono le tappe più importanti della vita di un uomo che non possiamo che amare per la sua umana debolezza, per la paura che cerca di esorcizzare con ogni mezzo, nella irrefrenabile ricerca della propria fragilità da vincere con la forza della volontà e della ragione.

Ciò che il libro racconta è una semplice storia, ma le emozioni che il protagonista vive sono comuni a quelle di molti altri che, per varie ragioni, si trovano a fare i conti con una mutilazione importante, che lascia segni indelebili nel corpo e nello spirito: ma proprio da quei segni dobbiamo attingere la forza per guardare ad un “io” diverso, che si propone al mondo con la voglia di essere rinnovato, vivendo la vita attimo dopo attimo.

Alessandra Chirimischi

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Intanto, ti informiamo che questo libro è già disponibile nel circuito REDOP