Scelgo di esservi voglia di vivere

Scelgo di esserci!

Essere presenti è molto più che essere qui.
F. Scianna

Non è mai semplice mettersi in prima linea, parlare di sé e riavvolgere il nastro della propria esperienza soprattutto se si è dinanzi a tante persone. Il grande sforzo che richiede è però compensato dal beneficio terapeutico delle parole, del condividere e del potersi ascoltare commentando: “Ce l’ho fatta!”.

Partecipare richiede prendersi la responsabilità di se stessi, di chi si è e della propria storia e non è cosa di poco conto, osservare la propria vita che scorre o immergersi nel flusso continuo, a volte più calmo ed altre più impetuoso, è comunque un’esperienza molto coinvolgente.

Sabato 9 marzo abbiamo avuto l’onore di poter ascoltare Sandra e la sua storia, all’interno del Convegno che l’Associazione ha organizzato in Sala Maggiore a Pistoia e che ha visto la partecipazione di molte persone che hanno scelto di esserci, ognuna a suo modo! 

Sandra ha condiviso il suo percorso di vita durante le terapie oncologiche, utilizzando la parola, gli scritti e le immagini di quei momenti che ha voluto fermare con la fotografia. C’è stato poi anche chi, durante la Camminata organizzata in Ottobre, ha colto le diverse sfumature emotive dei partecipanti ed il significato che l’evento portava con sé.

Il titolo del Convegno è stato: “Sento, vedo, racconto. Il ritratto della salute”.

Sento: la centralità del sentire, la necessità di essere in contatto con le proprie emozioni, fidandosi di ciò che emerge, di ciò che si sente “di pancia”. Legittimando così tutte quelle sensazioni che, per quanto incomprensibili in un primo momento, in realtà sono lì per aiutare a dare significato all’esperienza. 

Vedo: osservare ciò che accade, come dall’alto, nel tentativo di valutare altri punti di vista, cercando la giusta distanza. 

Racconto: nel racconto di se stessi e degli altri, ognuno ha il proprio il canale attraverso il quale esprimere le proprie sensazioni dando loro un nome ed un significato. Esplicitare, portare fuori quello che si è sentito e visto, parlare a voce alta e così ascoltarsi, lasciando che le parole vibrino alla loro frequenza e, proprio per questo, a loro volta influenzino l’esperienza stessa.

Il Convegno ha rappresentato un’opportunità per osservare i diversi canali che le persone utilizzano per parlare di sé e leggere la realtà intorno: non uno più giusto e l’altro meno, ma tutti importanti e funzionali se su misura.

Nell’esperienza di Sandra è stato importante il potersi raccontare attraverso le immagini e le parole; le fotografie, per quanto con un forte impatto emotivo, hanno permesso la percezione di continuità di sé e non una frammentazione potente e distruttiva fra un prima “sano” ed un dopo caratterizzato dalla malattia.

L’importanza del parlare è direttamente proporzionale all’importanza di essere ascoltati, di avere la percezione che c’è qualcuno che è interessato ed ascolta. In questo processo, in cui siamo costantemente immersi, l’altro da sé che sceglie di esserci e diventare partecipe dell’altrui storia sia nel silenzio che attraverso altre parole, aiuta nel ridefinire il contenuto di ciò che si sta condividendo. 

La bellezza di esserci l’uno per l’altro, di non essere soli nell’affrontare le sfide che la vita pone è l’elemento che può fare la differenza ed eventi ed esempi di vita come questi non possono che esserne una testimonianza.

Claudia Bonari

Agopuntura Sostegno oncologico voglia di vivere

Progetto Agopuntura

L’agopuntura è una tecnica terapeutica che fa parte della Medicina Tradizionale Cinese (MET) una pratica medica antichissima che si fonda su concetti diversi rispetto alla medicina occidentale: il modello biodinamico dell’ essere umano è sostituito dal modello ” energetico”.

Secondo la medicina cinese, l’agopuntura, ovvero l’inserimento di aghi sottilissimi, in specifici punti del corpo,  è in grado di andare a regolare Qi , il flusso energetico veicolato attraverso  i cosiddetti meridiani (canali energetici) che attraversono l’intero organismo umano.

Molti studi scientifici,  tra cui le ultime linee guida del National Comprehensive Cancer Network (NCCN), dimostrano un livello di efficacia 2A specialmente per quanto riguarda sintomi come  mal di stomaco, nausea, vomito, distress legati alla patologia oncologica. L’agopuntura viene già impiegata, in Toscana,  in centri accreditati, come trattamento integrato dei sintomi legati al supporto oncologico: in particolare per  ridurre gli effetti avversi della chemioterapia adiuvante come:

  • nausea;
  • vomito;
  • xerostomia;
  • flushing;
  • neuropatia periferica;

Il percorso terapeutico prevede  l’attivazione di protocolli prestabiliti che necessitano di  una costante ripetizione del trattamento ad intervalli regolari che comporta, inevitabilmente, un grosso impegno di natura organizzativa e di  personale dedicato. Sono davvero ancora poche le strutture sanitarie pubbliche che prevedono l’agopuntura e, proprio per questo, Voglia di Vivere propone questo piccolo progetto, rivolto alle donne con tumore al seno, con lo scopo di aiutarle, grazie all’agopuntura,  a ridurre gli effetti collaterali delle terapie. Il progetto,  finanziato  con il contributo economico  di Susan. G. Komen Italia,  sarà gratuito per le pazienti oncologiche e partirà  da Aprile 2018. Si tratta ancora una volta di una nuova sfida, che ci auguriamo,  possa contare su una maggiore collaborazione con i medici di famiglia ed il comparto Ospedaliero per informare le donne  sulle  nuove opportunità terapeutiche integrate di supporto oncologico.

Riferimento al progetto Giulia Signorini

 

Voglia di Vivere Parlare con le Immagini

Parlare con le immagini

“La fotografia è sempre biunivoca.
Racconta la realtà,
ma è anche lo specchio di noi stessi…”
F. Scianna

 

Sin dai tempi più antichi, l’uomo ha espresso la necessità di rendere manifesto il proprio mondo interiore. L’espressione artistica è da sempre stata il canale privilegiato attraverso cui esprimere le sensazioni che non si riescono a far emergere con le parole.
Attraverso l’azione creativa, l’immagine interna diventa immagine esterna, esplicitata, visibile e condivisibile. Diventa un ponte attraverso cui comprendere qualcosa in più di se e farlo comprendere all’altro.
Le emozioni hanno un’importanza fondamentale per lo sviluppo e l’esperienza umana, rappresentano la principale forma di comunicazione ed hanno un impatto molto più profondo delle parole: “Se le parole non sono accompagnate da emozioni appropriate, difficilmente vengono credute” (Duncan, 2007).
I gesti, le immagini, le metafore ed il tono della voce accompagnano ciò che diciamo attraverso le parole: questi elementi aiutano ad esprimere ed arrivare molto più in profondità. L’espressione artistica, come ogni espressione non verbale, stimola l’esplorazione e la comunicazione di aspetti di cui non si è consci.
Dall’Illuminismo in poi, sono stati privilegiati l’aspetto cognitivo, l’intelletto, la ragione, (aspetti caratteristici, in prevalenza, dell’emisfero sinistro) a discapito della creatività, della fantasia, dell’intuizione, delle percezioni sensoriali (aspetti più propriamente elaborati nell’emisfero destro).
Ai nostri giorni, è sempre più evidente come la condizione che garantisce un maggior grado di adattamento nell’ambiente, sia quella che integra aspetto cognitivo ed emotivo, la ragione con la creatività: non una divisione ma un’integrazione per vivere appieno la nostra esperienza.
Confrontarsi con un’immagine, ad esempio, permette di esprimere emozioni, sentimenti difficili da verbalizzare, promuove lo sviluppo e la capacità di un confronto con i propri comportamenti e le abitudini che, altrimenti, andrebbero in automatico. Favorisce l’immaginazione ed il processo creativo e migliora le capacità comunicative e, non per ultima, aumenta la propria autostima e la fiducia in sé.
Nel fotografare esprimiamo il nostro inconscio e viceversa nell’atto di guardare, decodifichiamo le immagini influenzati da esso. In questa ottica la fotografia diventa una preziosa chiave di accesso ai nostri vissuti profondi ed alle dinamiche che li sottendono.
Fotografare, guardare una fotografia sono esperienze che istantaneamente ci mettono in contatto con il nostro mondo interiore e col quale stanno in un rapporto di reciproca influenza.
Jim Casper afferma che: “Il linguaggio della fotografia continua ad essere sempre più interessante e complesso, in quanto diventa il mezzo di comunicazione più universale al mondo”.
In un momento storico in cui è sempre più necessario far rete, creare ponti fuori e dentro di noi, utilizzare un linguaggio che unisca piuttosto che divida, diventa sempre più importante e necessario.

Claudia Bonari

Voglia di Condividere Sostare in gruppo

So-stare in gruppo: imparare a suonare una sinfonia

Nessuno può fischiettare una sinfonia.
Ci vuole un’intera orchestra per riprodurla.
H.E. Luccock

In un mondo che ci porta sempre più spesso verso l’isolamento, al non creare legami e ad avere paura dell’altro, diventa ancora più vitale riconoscere e conoscere il valore dello stare insieme, del creare e mantenere relazioni: l’importanza del gruppo, del so-stare con altre persone condividendo emozioni ed esperienze arrivando così ad accrescere il bagaglio di ciascuno.
La condivisione è un collaborare per un obiettivo comune, non è un essere d’accordo o in disaccordo, ma un confrontarsi costantemente che richiede disponibilità a mettersi in gioco: il gruppo è ben più della somma dei singoli individui perché si crea un qualcosa che va oltre.
Un interesse, un’esperienza, un obiettivo…sono varie le motivazioni che portano le persone a stare insieme: c’è sempre un filo che lega, non è mai il caso ciò che ci porta ad avere accanto quella precisa persona in quel preciso momento della nostra vita. A volte è più facile da cogliere il motivo, altre sfugge, ma quel filo rosso esiste e rappresenta un’opportunità. Così come viene descritto in “Donne che comprano fiori”, il libro recensito questo mese, o come viene offerto nel gruppo di crescita personale che Voglia di Vivere propone: la condivisione è una sfida ma è ciò che ci può dare la spinta per quel cambiamento che aiuta ad essere più consapevoli.
“Vivere è un compito urgente!” questo ci dicono le protagoniste di “Donne che comprano fiori” e la dimensione del gruppo non più che essere uno strumento in più per rispondere a questa chiamata della vita!
Da quando l’essere umano è sulla Terra, ha sempre vissuto in gruppo, lo stare in relazione è un imperativo biologico! Con gli altri possiamo trovare una risposta a bisogni fisiologici e psicologici che da soli non possiamo soddisfare! Se ci pensiamo, da sempre siamo stati in relazione: già nella vita intrauterina siamo in relazione! Entriamo poi a far parte di una famiglia, di una classe quando andiamo a scuola e pratichiamo uno sport: il gruppo ha di per sé l’obiettivo di migliorare la sopravvivenza dell’individuo. L’evoluzione ci racconta proprio questo!
Far nascere e tenere insieme un gruppo non è mai semplice e non può essere opera di una persona sola: è necessario che i membri provino interesse l’un l’altro, nella consapevolezza che si va a costituire una realtà collettiva della quale è importante ci si senta parte, ognuno con il proprio ruolo.
Lo stare in relazione, poi, è anche responsabilità, è assumersi un impegno nel far sì che la voce di ognuno si armonizzi con la voce della collettività e ci possa essere uno scambio, un arricchimento reciproco. Gerbasi (1995) afferma che il gruppo è:

Un processo collettivo ed individuale, che parte da ognuno (…), si esplica nel collettivo con il sostegno di tutti e torna all’ individuale.

Sì, perché come detto, il ritorno poi è sul piano individuale: le energie messe nel collettivo sono energie spese per sé. Vogliamoci bene e lasciamo che anche gli altri ce ne vogliano!

Claudia Bonari

Voglia di vivere Fine anno

Fine anno: lasciare per ripartire…

Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli,
e per tracciarvi a fianco nuovi cammini.
Bisogna ricominciare il viaggio.
Sempre.
(José Saramago)

Fine anno è momento di bilanci, come un rito di passaggio fra il vecchio ed il nuovo, il certo e l’incerto nelle loro varie sfaccettature. Siamo pronti a salutare ciò che non desideriamo più?
Questi momenti possono essere utili per alleggerirsi dai pesi, dalle sensazioni che sentiamo non ci appartengono e, magari, sono proprio quelle che frenano. Mettere a fuoco le sensazioni nel qui ed ora, fare il punto come primo passo per mettere le radici al cambiamento.
Pensare ai mesi trascorsi, annotare i momenti difficili affrontati e darsi il tempo di scoprire, per ognuno di essi, l’insegnamento che ne è stato tratto. Questo processo a volte potrà essere più immediato, altre più difficile e allora, in questo caso, può nascere la possibilità di scoprire a cosa possa essere stato utile quell’ostacolo e quale nuova “carta” possa essere inserita nel proprio “mazzo”.
Riflettere sui propri punti di forza, sulle risorse, sulle cose sulle quali si può contare e sono vicine al proprio modo di essere: con un atteggiamento di questo tipo si può nutrire il cambiamento, con coraggio e benevolenza nei propri confronti.
Inciampare, tornare sui propri passi, sbagliare…e se fosse comunque un andare avanti? Un’evoluzione, in fondo la direzione della vita è “in avanti”. Quando si trova un ostacolo è facile scoraggiarsi, dimenticandosi quasi di tutte quelle cose dentro e fuori di noi che possono porgere una mano.
Domandarsi cosa può non aver funzionato o impedito di raggiungere i propri obiettivi, ascoltare quello che si sente “di pancia” e chiedersi se gli obiettivi, nel frattempo, non siano cambiati e sia questione di accorgersene e valutare quali strumenti abbiamo a disposizione.
Ed i momenti di felicità? Ripercorrerli con la mente, riassaporare le emozioni che hanno lasciato e custodirle laddove si potranno ritrovare ogni qualvolta se ne sentirà il bisogno.
E come impegno per il prossimo anno perché non proporsi di organizzare momenti in cui si possa fare esperienza delle emozioni che fanno bene al cuore?
Fantasticare e progettare su quei desideri che vorresti che nel 2019 si realizzassero, mettendo a fuoco obiettivi raggiungibili e per questo, fare in modo che il passato non sia una zavorra che tiene fermi, ancorati ed immobilizzati, piuttosto una base per partire e ripartire verso quello che ci sarà domani. Pertanto, chiedersi se ciò che si desidera è davvero ciò che si vuole ed è coerente con il proprio modo di essere. Permettere alla vita di fluire, cercando spazi di vita anche quando si incontra un ostacolo.
La leggerezza, quindi, può essere un “termometro” interiore che aiuta a capire quando lasciar scorrere per poter stare in contatto con se stessi.
L’augurio per queste feste è proprio questo, di poter tornare più leggeri ed in contatto con ciò che porta vita, nella nostra vita!

Claudia Bonari

La famiglia di fronte alla malattia

Come stiamo? La famiglia di fronte alla malattia

Dati recenti rispetto ai paesi occidentali, fanno emergere un’importante realtà: oltre un quarto dei pazienti oncologici ha figli di minore età al momento della diagnosi.
Quando ad ammalarsi di cancro è un genitore, alla sofferenza fisica e alle difficoltà quotidiane che la malattia comporta si aggiunge la preoccupazione per i figli e per il loro futuro.
Dare comprensione, ascolto e strumenti al genitore ammalato per comunicare con i figli, significa aiutare l’intero sistema a trovare un equilibrio più funzionale ed armonioso per affrontare la fase della vita che sta attraversando.
La tendenza naturale e fisiologica di un genitore è quella di proteggere il proprio figlio, qualsiasi età esso abbia. Ma ci possiamo domandare quale sia la sua declinazione pratica più utile?
Spesso si assiste al fatto che il paziente oncologico tende, almeno in prima battuta, a non voler informare i figli, bambini o adolescenti.
Tale atteggiamento ritenuto protettivo può alimentare, invece, un crescente disagio psicologico spesso con conseguenze a lungo termine. D’altra parte, non esiste un metodo unico ed univoco per comunicare perché come prima cosa è necessario rispettare i tempi di ogni persona. E, per comunicare efficacemente, è necessario che le persone si sentano pronte e sostenute nel farlo. Aiutare le persone in questo processo comunicativo significa favorire il raggiungimento della migliore qualità di vita possibile per i pazienti e le loro famiglie.

Non vi sono tantissimi studi a supporto, ma quello che si può osservare nella clinica è che laddove vi sia un buon livello di comunicazione, il disagio si riduce. E perché questo avviene?
Avere una comunicazione aperta e sincera con i figli in merito alla malattia significa anche essere costretti a riflettere su interrogativi che si preferirebbe tenere nascosti e lontani da sé e quindi dal bisogno di proteggere se stessi da domande difficili alle quali si teme di non saper rispondere.
Quindi si potrebbe, malamente, riassumere dicendo che il silenzio è una forma di protezione verso se stessi ed i propri figli.
Ma è davvero così? È facilmente nascondibile il fatto che si sta affrontando una patologia oncologica?

Il tentativo di “fare come se niente fosse” ed il rifiuto della comunicazione creano una situazione paradossale: in cui tutti sanno, ma nessuno può parlare. La cosiddetta “congiura del silenzio”, a chi è utile? Una comunicazione aperta e sincera da parte dei genitori consente, invece, ai figli di esprimere in maniera altrettanto aperta e sincera i vissuti e le emozioni in relazione ad un evento così traumatico, qualsiasi età abbiano i protagonisti di questo evento.
Quando si ha a che fare con minori molto piccoli, in caso di silenzio o omissioni, questi possono sviluppare sentimenti di solitudine e di perdita, idee di colpa e, quindi, anche, in alcuni casi, rifiuto silenzioso del genitore ammalato. Essi reagiscono ai cambiamenti che avvengono in casa, senza che sia stata data loro una spiegazione tollerabile, con gli strumenti che hanno: la fantasia sostenuta da paura e sensazioni di incertezza portano a generare dei vissuti poco piacevoli.
L’adolescenza, d’altra parte, è un momento critico di per sé della crescita, una fase di cambiamenti sul piano fisico, psicologico e relazionale ed in cui convivono per l’adolescente due esigenze tra loro contrastanti, da un lato il bisogno di essere protetto dalla famiglia e di restare bambino e dall’altro, vorrebbe differenziarsi e acquisire autonomia. Il conflitto è parte integrante di questo periodo, se uno dei due genitori si ammala, c’è il rischio che uno o entrambi questi meccanismi vengano alterati.
È importante, quindi, che passi il messaggio che si è pronti a parlare della malattia ogni volta che i figli ne manifestino il bisogno e che essi non debbono sentirsi soli nel confronto con le loro preoccupazioni.
In tutto questo, è di fondamentale importanza che l’équipe di cura sostenga il paziente ed il suo partner nella comunicazione, intesa come parte fondamentale del processo di cura al pari di tutte le altre e, quindi, come una risorsa capace di migliorare la qualità di vita.

Claudia Bonari

Voglia di Vivere Mese di Ottobre

Ottobre, mese in…?

Ottobre: mese in rosa, mese della prevenzione e mese a volte messo in discussione da alcune donne che sostengono che il cancro non è riconducibile a un nastro rosa.
Ma se iniziassimo a pensare a ottobre come mese…di rispetto che sia in rosa o no?!?!?

Quando una donna incontra il tumore nel corso della sua vita, non riceve anche un manuale di istruzioni sull’atteggiamento da tenere, sul comportamento da avere.
Questo uragano, come spesso viene definito, travolge e coinvolge passato, presente e futuro e, ad esso, ogni persona risponde con gli strumenti che ha.
Uno spirito combattivo o un atteggiamento più dimesso, la presenza di una rete sociale di sostegno o una situazione di isolamento, la paura o la realtà di una recidiva… sono aspetti che non si prevedono, che non hanno una causa unica e ben definibile ma sono fattori dinanzi ai quali ci si può trovare. E, soprattutto, non si scelgono.
Qualcuna, quindi, potrà andare a ricercare un ambiente con altre donne piene di iniziativa e di voglia di fare, altre, invece, ricercheranno uno spazio più raccolto, altre ancora avranno bisogno di parlare della propria malattia e del proprio vissuto, altre, infine, sceglieranno una maggiore riservatezza.

Le possibilità sono tante, quante le persone che vivono questa realtà e le scelte mutevoli nel tempo.
Ma non ne esiste una più giusta o una più sbagliata, ognuno si muove in base alla propria storia, alle proprie possibilità e alle risorse a cui può accedere o meno. L’importanza delle iniziative di questo mese serve a informare, ricordare, creare dei legami, tessere dei fili fra le donne che hanno vissuto o stanno vivendo questa battaglia. Parlare significa esplicitare, far emergere, fare il contrario di nascondere una realtà che interessa ogni anno migliaia di donne e se ci si trova a dover scalare da soli una montagna o si sente che intorno ci sono persone, strutture, realtà che possono accompagnare, sorreggere, questo fa la differenza.

E se si provasse a pensare al rosa come “colore del rispetto”? Perché non è una sfida, ma un condividere, un affrontare la malattia oncologica in fasi diverse in cui i bisogni sono vari ma parimenti legittimi, importanti e bisognosi di accoglienza. Rispetto per se stesse e per le altre, per chi riesce a convivere con un corpo cambiato e per chi, invece, ha difficoltà ad accettarlo.
La malattia oncologica fa paura, la possibilità di una recidiva o il suo effettivo manifestarsi sono delle ombre che, nella maggior parte delle volte, accompagnano il quotidiano, ma quando non ci si sente soli le cose diventano più vivibili.
Perché il rosa possa essere un colore che unisce piuttosto che divide e le sfumature, si sa, possono essere davvero tante.

 

Claudia Bonari

Voglia di Vivere Fitness in Acqua

Fitness in acqua

Riabilitare, Stare insieme e Divertirsi

L’attività fitness si svolge alla piscina “Boario” due volte a settimana.

Nella prima parte della lezione si fanno esercizi posturali cercando la consapevolezza del movimento, eseguendo variazioni della respirazione e movimenti in acqua con l’ausilio di galleggianti, nuoto libero.

La seconda parte consiste nello studio della camminata in acqua: sperimentiamo la camminata consapevole che coinvolge tutti i distretti articolari cercando in particolare un buon movimento nel cingolo omero-scapolare e nel portamento della testa. In particolare lavoriamo sul movimento delle vertebre del collo attraverso l’uso degli occhi. Lo studio si ispira alla “camminata africana” di Movimento Intelligente® di Ruthy Alon.

Nella ultima parte lavoriamo sulla tonificazione, sulla postura e con aerobica a corpo libero allenando anche gli sfinteri e il pavimento pelvico nell’acqua medio alta. Usiamo piccoli pesi alle caviglie ed ai polsi per intensificare l’allenamento e facilitare la consapevolezza.

Vantaggi e miglioramenti nel benessere psicofisico:

  • Migliora l’attività cardio vascolare e la potenza aerobica
  • Il corpo migliora la flessibilità e la coordinazione
  • Aumenta il rilassamento fisico e la consapevolezza del movimento
  • Migliora la circolazione linfatica e venosa grazie al massaggio dell’acqua
  • Aumenta la funzionalità del sistema immunitario e respiratorio
  • Si riducono gli sforzi a carico delle articolazioni e la percezione del dolore

Vi aspettiamo! Cuffia, costume e voglia di movimento!

Proteggi il seno! Sfoglia il fiore della salute!

Gli aggettivi della prevenzione

Voglia di vivere Prevenzione tumore al Seno

La Prevenzione Primaria ha come obiettivo la riduzione dell’incidenza del cancro tenendo sotto controllo i fattori di rischio modificabili. Secondo alcune stime uno stile di vita corretto che preveda l’eliminazione del fumo, l’adozione di una alimentazione sana e il contrasto alla sedentarietà sarebbe in grado di evitare un caso di cancro su tre.
Alcuni organismi internazionali come la Comunità Europea e il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro pubblicano e periodicamente aggiornano sulla base delle evidenze scientifiche, codici e raccomandazioni per la prevenzione dei tumori.
Numerose indicazioni riguardano alimentazione ed attività fisica ed invitano a non aumentare di peso, a camminare di più, ad adottare un’alimentazione ricca di cereali integrali, verdura, frutta e legumi, a evitare il consumo di alimenti ricchi di zuccheri e grassi, a limitare le carni rosse ed evitare quelle lavorate, a limitare le bevande alcoliche ed evitare quelle zuccherate.
Altre raccomandazioni suggeriscono di valutare con maggior attenzione l’ambiente in cui viviamo e alle donne consigliano l’allattamento al seno e la cautela nell’ assunzione della terapia ormonale sostitutiva.

La Prevenzione Secondaria riguarda la Diagnosi Precoce di un tumore che permette di intervenire tempestivamente aumentando le opportunità terapeutiche e riducendo gli effetti negativi.
Tra i 20 e i 40 anni non sono previsti esami particolari, se non una visita annuale del seno di un medico specialista e l’autopalpazione che, praticata mensilmente, permette di conoscere il proprio seno ed apprezzarne ogni piccolo mutamento. Solo in situazioni particolari, per esempio in caso di familiarità o di scoperta di noduli, è possibile approfondire l’analisi con una ecografia o una biopsia del nodulo sospetto.
Tra i 40 e i 50 anni, specialmente le donne con presenza di casi di tumore del seno in famiglia, dovrebbero cominciare a sottoporsi a mammografia, meglio se associata a ecografia vista la struttura ancora densa del seno.
Tra i 50 e i 69 anni il rischio di sviluppare un tumore del seno è piuttosto alto e di conseguenza le donne in questa fascia di età devono sottoporsi a controllo mammografico con cadenza biennale. È opportuno che le donne partecipino con regolarità agli screening mammografici, programmi pubblici organizzati dalle Aziende Sanitarie che ogni due anni invitano con una lettera personale a sottoporsi ad un esame mammografico gratuito nella data e nell’orario indicati.
In alcune regioni la fascia di età dello screening si sta allargando tra i 45 e i 74 anni con modalità che permettono una precocità di diagnosi sempre più diffusa ed accurata.
Esistono poi alcuni tumori al seno, ma anche all’ovaio, di carattere ereditario: la mutazione dei geni BRCA1 e BRCA comporta un aumento non trascurabile del rischio di ammalarsi; saperlo attraverso consulenze e test genetici è molto utile sia per aumentare la frequenza e la tipologia dei controlli, sia per adottare la miglior strategia personale e familiare per evitarlo.

La Prevenzione Terzaria ha come obiettivo principale la prevenzione delle ricadute o di eventuali metastasi dopo che la malattia è stata curata con la chirurgia, la radioterapia o la chemioterapia (o tutte e tre insieme). È legata alla prevenzione delle complicanze, alla gestione di eventuali deficit
ed abbraccia il campo delle scelte terapeutiche che prolungano gli intervalli di tempo libero dalla malattia ed aumentano la sopravvivenza. Esempi di prevenzione terziaria sono anche tutte quelle misure riabilitative e assistenziali, volte al miglior reinserimento della persona nel contesto familiare, sociale e lavorativo, e all’aumento della qualità della vita attraverso percorsi di riabilitazione motoria, sostegno psicologico, indicazioni dietetiche, consulenze estetiche, ecc…

La Prevenzione Quaternaria vuol avvalorare l’ affermazione “più non è meglio” affidandosi a linee guida nazionali e internazionali a cui attenersi per evitare sovradiagnosi o sovratrattamenti. Spesso è la competenza del medico di famiglia che può aiutare ad evitare interventi medici in eccesso. Esempio significativo è la sovradiagnosi negli screening mammografici quando vengono individuate formazioni sospette o forme tumorali a progressione lentissima che vanno a quel punto trattate, ma che mai avrebbero dato problemi. Il medico dovrebbe tenerne conto quando propone uno screening spiegando con chiarezza i vantaggi ed i possibili svantaggi della diagnosi precoce.

Voglia di Vivere Attività fisica

L’importanza dell’attività fisica

La vita è come andare in bicicletta.

Per mantenere l’equilibrio devi muoverti.
(Albert Einstein)

Settembre : mese di ripartenze, di inizi e…di buoni propositi!

Il riposo dell’estate ha permesso di ricaricarsi, di raccogliere i pensieri e trovare qualche nuovo obiettivo che possa dare un colore diverso a questi ultimi mesi dell’anno.
Dopo la pausa estiva, ripartire è faticoso, ritrovare la motivazione e gli stimoli non è semplice ma è quanto mai importante farlo per prendersi cura di sé.

E da dove iniziare? L’attività fisica! Il movimento è quel “motore” che, se ben avviato, porta numerosi benefici: regala energia, accresce la fiducia in se stessi, migliora il tono dell’umore.
Secondo i più recenti dati ISTAT, nel 2015, solo il 34,3% della popolazione italiana ha dichiarato di praticare attività fisica in maniera continuativa. Cambiare lo stile di vita diventa un fattore protettivo per la salute e richiede un’assunzione di responsabilità verso se stessi.

Da un punto di vista fisiologico, il movimento aiuta a regolare il sistema immunitario ed il sistema nervoso e rafforza il sistema muscolo scheletrico. La percezione di benessere è fortemente influenzata dalla modulazione che ne deriva a livello del sistema nervoso autonomo. Ciò è parimenti vero sia una condizione di salute del nostro corpo che in una fase di malattia.
L’attività fisica è ormai da tempo riconosciuta come parte integrante del percorso di cura avendo un effetto positivo su molte condizioni: riduce la fatigue (ovvero la sensazione di stanchezza, spossatezza e mancanza di energia), la nausea e gli stati di ansia, migliora il tono dell’umore, aumenta l’autostima. In generale, agisce sul senso di benessere fisico e psicologico ma ha anche un valore a livello di prevenzione, così come viene riportato in un lavoro del 2016 del National Cancer Institute.
Dalle ricerche scientifiche emerge, inoltre, che il movimento, aumentando l’ossigenazione dei tessuti e i livelli di composti protettivi, come gli antiossidanti, favorisce il controllo di sostanze che si sono dimostrate cancerogene, riducendo inoltre la quantità di grasso corporeo e rendendo più veloce il transito degli alimenti nell’intestino. Anche, quindi, la prognosi può migliorare grazie ad un regolare esercizio, proporzionato, allo stato di salute.
Aiutiamo e facciamoci aiutare dal nostro corpo a “ripartire” cogliendo le opportunità per prenderci cura di noi stessi!

E allora, cosa aspettiamo ad iscriverci alla Camminata dell’Associazione Voglia di Vivere? Nell’occasione, ne sapremo di più sui corretti stili di vita e sarà un buon momento per mettere in moto il nostro corpo!