I giorni di festa sono tanti e chi si trova a vivere con una malattia, spesso, non ha alcuna voglia di festeggiare. E’ possibile trovare un modo per lasciarsi alle spalle dolore, tristezza e paura almeno durante questo periodo?
Il Natale e le feste, in genere, amplificano i sentimenti e gli stati d’animo. Sono giorni che portano a concentrarsi sulla propria sfera privata oltreché a passare più tempo con le persone che si hanno vicine. Inoltre è un momento che suscita ricordi di tempi passati e spesso apre ad un bilancio esistenziale che può favorire vissuti di angoscia e malinconia. “Festeggiare” può significare uno sforzo enorme per chi, invece, vorrebbe far tutt’altro.
Ci sono diverse modalità di reagire ad una diagnosi di tumore ed ognuna è estremamente personale. Ciò che conta e che, in prospettiva, fa la differenza, è se la persona ha intorno persone di supporto o se è sola oltreché se è possibile un piano di autonomia oppure le cure e la malattia hanno effetti debilitanti.
Alcune delle persone che hanno ricevuto una diagnosi di tumore e che hanno una buona prognosi, possono sentire in maniera ancora più evidente il bisogno di esaltare il proprio desiderio di vita e promuovere una revisione dei propri valori e delle priorità. La famiglia, gli affetti e le relazioni possono essere così godute in maniera ancora più piena proprio in concomitanza delle festività e riproporre le “vecchie” abitudini e le tradizioni non può che aiutare a mantenere il senso di continuità della propria vita.
Viceversa, per chi non ha una buona prognosi, il pensiero di potersi, un giorno, dover separare dai propri cari può tingere di tristezza e malinconia questi giorni: parlarne con i propri cari e condividere questi vissuti apre, ancora di più, aspetti di intimità. Organizzare le feste secondo le esigenze ed i tempi della persona malata è un’accortezza necessaria per farla sentire coinvolta e contrastare quel senso di solitudine che può caratterizzare queste fasi di vita.
Una persona malata può provare anche un senso di colpa. Pensa di star rovinando le feste alle persone care dal momento che possono esserci cambiamenti di abitudini nell’organizzazione familiare e delle tradizioni consolidate nel tempo.
La malattia fa parte della vita, così come le perdite e le sofferenze e nella ricerca di senso e significato che caratterizza l’esperienza umana, può essere utile e necessario valorizzare l’identità della persona malata nonostante i cambiamenti imposti dalla malattia.
Non esiste un modo giusto per esser d’aiuto ad un malato: ogni persona ha la sua storia e la sua modalità di reagire alle difficoltà. Un aspetto fondamentale e trasversale a tutte le esperienze è quello di lasciar aperto un piano di comunicazione.
E’ importante anche porre uno sguardo al vissuto dei familiari che, spesso, devono fronteggiare il proprio stato d’animo per non gravare su quello del paziente. Far rete aiuta a sostenersi a vicenda e fare in modo che il proprio stress non influenzi il vissuto del paziente.
Claudia Bonari

Nel libro, Augé compie una analisi del rapporto fra individuo e bicicletta, andando ben oltre l’idea di stampo “salutista” alla quale siamo abituati associare pedalate e benessere. Infatti, tutti siamo consapevoli che usare questo mezzo faccia bene a noi e all’ambiente, ma non sempre consideriamo che l’andare in bicicletta è anche molto di più: quello cui Augè guarda, con gli occhi dell’antropologo, attribuendo a questo mezzo funzioni di rilevante impatto sociale.

Nel dicembre 2013 diventa medico di medicina generale, con una relazione sulle tecniche di comunicazione e counseling terapeutico rivolto ai soggetti diabetici attraverso uno studio condotto presso la ASL 3 Pistoia. Nel giugno si qualifica 2014 medico agopuntore con una tesi sulle possibilità terapeutiche del disturbo da dipendenza da gioco tramite agopuntura tradizionale cinese (relatore Dott. Franco Cracolici).
Se la cena è a Santa Lucia, vuol dire che è la più corta che ci sia? Ma certo che no, perché si tratta della abituale cena che Voglia di Vivere organizza per scambiare con gli amici gli auguri di Natale: e chiunque, almeno una volta, si è seduto a tavola per una cena dell’associazione, sa bene che si tratta di roba seria! Quindi, lasciamo a Santa Lucia i “giochi di luce” fra l’alba e il tramonto del 13 dicembre, veniamo ai fatti e… guardiamo nei piatti!


… oddio, proprio via non lo porta, sarebbe troppo facile. È però fuori dubbio che se l’azione combinata di più soggetti è finalizzata a tendere saldamente una mano per dar battaglia alla sofferenza, allora può succedere che questa sinergia sprigioni effetti terapeutici così prorompenti da tenere testa al nemico, con sorprendente efficacia. In questa prospettiva di dialogo, sabato 12 ottobre la piacevole struttura della Sala Soci Coop Pistoia “Gualtiero Degl’Innocenti” ha accolto l’incontro organizzato da Voglia di Vivere, che ha chiamato le sue più fedeli collaboratrici sia per fare il punto sulla prima fase del progetto “Nastro verde: convivere con il cancro” (tenutasi a cavallo fra la fine dello scorso anno e l’inizio del 2019), sia per informare sull’evolversi delle opportunità offerte.