Filippo Basetti

Nato a Pistoia nel 1975, si occupa di arti visive. Non si pone il problema del mezzo ma del fine, ovvero raggiungere e restituire al meglio un’idea o un progetto. Passa così dalla fotografia, alla pittura, al video, al modello e all’installazione. Quasi tutti i suoi lavori, si rifanno all’architettura, alla sociologia, alla fantascienza e alla visione organica della società, come unicum organismo vivente. Lavora inoltre per studi di architettura come designer tridimensionale, fotografo e videomaker per case editrici, agenzie di comunicazione, enti pubblici, associazioni e privati, ed è fondatore della rivista digitale “Uau Magazine”, oltre ad avere al suo attivo numerose mostre: il sito personale www.filippobasetti.com rende al meglio l’idea della sua ecletticità.

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I collaboratori: Lisa Sequi

Lisa Sequi è la dietista che si occupa dell’ambulatorio nutrizionale: il suo curriculum parla per lei, in termini di competenze, veramente solide.

  • 2002 – con il massimo dei voti, si diploma Dietista presso l’Università degli Studi di Firenze
  • 2007 – con votazione 110/110 e lode, consegue la laurea in Dietistica presso l’Università degli Studi di Chieti e Pescara
  • 2010 – completa il master in Disturbi del comportamento alimentare in età evolutiva, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Firenze
  • 2014 – vince la borsa di studio presso AOUC Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi per il progetto Centro di assistenza valutazione clinica e ricerca degli atleti a favore della SOD Agenzia di Medicina dello Sport.

Dal 2002 è impegnata come dietista presso studi medici, studi privati, ambulatori della Pubblica Assistenza e della Misericordia, oltre ad aver maturato esperienza clinica in case di cura private convenzionate con il SSN, occupandosi di alimentazione in riabilitazione cardiologica, disfagia, dialisi, malnutrizione, obesità ecc.

Dal 2015 collabora con ISPRO (Istituto per lo Studio, la Prevenzione e la Rete Oncologica) della Toscana, partecipando attivamente a progetti di ricerca su alimentazione e stili di vita per la prevenzione oncologica. Contemporaneamente, è impegnata in attività di consulenza nutrizionale per LILT, presso il Cerion di Firenze, e per l’associazione di volontariato pistoiese Voglia di Vivere, rivolta alle donne operate al seno.

Responsabile scientifico e relatrice a convegni e incontri informativi e di prevenzione su tematiche come il diabete, i disturbi del comportamento alimentare, lo sport, la nutrizione in prevenzione e terapia oncologica, si è occupata anche di ristorazione collettiva come consulente e docente per aziende private e comuni.

Comprendere fino in fondo quanto sia affidabile è molto semplice: la incontri, e capisci subito di essere di fronte a una persona qualificata e disponibile, la professionista che ti mette a tuo agio perché è consapevole del tuo disagio, delle tue paure, delle difficoltà che incontrare il cancro comporta. E… visto che l’abbiamo coinvolta per avere da lei i primi suggerimenti pratici per superare nel modo migliore i malesseri da terapia, le abbiamo anche posto qualche domanda, forse un po’ più curiosa che pratica.

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I collaboratori: Beatrice De Biasi

Nata a Venezia nel 1973, Beatrice De Biasi si è laureata in Psicologia a Padova nel 1998, e successivamente specializzata in Psicoterapia umanistica integrata e psicoterapia per l’infanzia e l’adolescenza.

Collabora con l’Associazione Voglia di vivere dal 2008 occupandosi del sostegno psicologico per i malati e i loro familiari, riservando particolare attenzione ai temi relativi alla malattia e alla morte spiegata ai bambini.

Fin dall’adolescenza ha frequentato gruppi di volontariato all’interno dei quali ha coltivato la passione per l’ascolto e il sostegno: quel volontariato che da sempre l’ha fatta sentire coinvolta nella creazione e realizzazione di progetti volti a sostenere le persone in difficoltà. Attraverso le associazioni ha sperimentato il senso di appartenenza e la forza vitale e affettiva che nasce dal lavoro di squadra.

Esperienze che oggi la fanno essere altamente competente per lavorare nella formazione, consulenza e conduzione di gruppi: a questo proposito aggiunge che per lei “significa partecipare alla crescita delle persone ed essere costantemente affascinata dai profondi cambiamenti che ognuno di noi può realizzare. Per sé e per gli altri.”

Antico come la Terra

Nella storia, il melone è stato un orfanello che si è guadagnato casa, e dignità: le sue origini, infatti, sono talmente antiche da non aver permesso ad alcuno di attribuirgli adeguati natali. Perciò, dobbiamo prender per buono quanto alcuni affermano circa il fatto che ci arrivi dall’Africa o dall’Asia Minore, dove in origine nasceva spontaneo trovando gli elementi che richiede per crescere bene, ovvero terreni a medio impasto tendenzialmente ricchi di sostanza organica, e temperature sufficientemente elevate, oltre che prive di eccessivi sbalzi climatici.

Pur perdendosi la sua storia nella famosa notte dei tempi, certo è che la presenza del Cocumis melo è documenta fin dai tempi antichi: lo raccontano Sumeri ed Egizi, lo cita Mosè e non si tirano indietro a parlarne neppure i Greci, e con loro i Romani che lo “esportarono” in tutte le regioni dell’Impero in cui fosse possibile coltivarlo. Sopravvissuto alla decadenza dell’Impero Romano grazie a Carlo Magno – che nell’800 d.C. lo riscoprì facendo piantare il Cucumis melo a suo tempo portato in Spagna dai Mori – il succoso melone deve il proprio successo a Marco Polo e al suo “pallino” per i commerci! Considerato cibo prelibato era consumato soprattutto dalle persone abbienti, quelle più istruite e culturalmente raffinate, tanto che il melone fu considerato un bene di lusso. Fu poi l’arte rinascimentale a conferirgli ancor più prestigio, quando – insieme ad altri frutti prelibati – lo mise a inghirlandare i festoni con cui si abbellivano edifici e monumenti.

A cantarne i pregi troviamo pure il Boccaccio (che lo chiamava popone, come ancora oggi avviene in Toscana), ma il riconoscimento più prestigioso il melone lo deve ad Alexandre Dumas – il padre dei tre Moschettieri, per intenderci – che ne era particolarmente ghiotto. Lo apprezzava così tanto che quando dalla biblioteca di Cavaillon – cittadina nei pressi di Avignone cui fece dono di circa 400 volumi – gli chiesero cosa volesse come compenso in cambio del suo generoso contributo, rispose con la richiesta di 12 meloni l’anno, fin quando fosse vissuto: quale migliore garanzia sulla bontà dei meloni di Cavaillon?

Il melone è oggi coltivato in tutte le regioni calde del mondo, in particolare in Europa e Stati Uniti: di conseguenza, molte sono le varietà di questa cucurbitacea dal fusto strisciante, i cui frutti prendono varie forme e colorazioni a seconda dell’area di coltura.

I meloni si distinguono in estivi e invernali: i primi hanno la polpa molto più profumata, gli altri sono un po’ meno saporiti, ma la distinzione principale riguarda la forma – tondeggiante o ovoidale – e la buccia, che varia molto sia nella colorazione sia nella composizione della superficie, da liscia a più o meno reticolata.

Queste informazioni non sono comunque sufficienti per scegliere il melone giusto! Non è infatti facile trovare quello più saporitamente zuccherino: limitiamo allora la scelta evitando i frutti eccessivamente maturi, che potrebbero avere tracce di muffa o qualche ammaccatura. Se possibile scartiamo anche quelli non ancora ben maturi, ma nell’eventualità lasciamoli all’aria fin quando non si saranno ammorbiditi: sono poi da conservare in frigo, e vanno consumati nel giro di pochi giorni. In ogni caso, la scelta del melone vi offre la possibilità di fare la scena degli intenditori che, dopo averlo afferrato delicatamente, lo posano sulla mano per rimirarlo, annusarlo, tastarlo leggermente, rimirare il picciolo… fa sempre effetto!

Ricordiamo che la maggior parte delle varietà di melone è disponibile da giugno a ottobre, e che questo delizioso frutto – spesso servito come contorno, insieme a salumi e formaggi – è una fonte di vitamina A (nella varietà a polpa giallo-arancio), vitamina C e potassio. È un alimento ricco di acqua e dissetante, perfetto per dare refrigerio durante le torride giornate estive.

Alessandra Chirimischi

Il melone: consigli alimentari

 

 

 

 

La dietista raccomanda… il cocomero

Il cocomero è noto per essere un frutto a basso potere calorico, solo 15 kcal ogni 100 grammi in quanto ricchissimo in acqua, tanto che la porzione suggerita è pari a 450 grammi senza buccia. Si pensi che il peso di un frutto medio come la mela è considerato pari a 150 grammi, quindi circa un terzo del peso del cocomero.

È un ottimo ingrediente per preparare acque aromatizzate, e può essere utilizzato anche in originali insalate: vediamo come.

Per preparare un’acqua aromatizzata all’anguria, versate in un barattolo di vetro 5 o 6 cubetti di questo frutto. La quantità di frutta da utilizzare dipende dalle dimensioni del barattolo e dall’intensità di sapore desiderata. Per un effetto rinfrescante, insieme all’acqua unite anche qualche fogliolina di menta. Un paio d’ore in frigo e… sarà una bevanda perfetta!

Per un’insolita insalata estiva, tagliate l’anguria a cubetti o a piccole fette sottili, e aggiungete del pecorino o della feta, secondo il vostro gusto. L’abbinamento è insolito, ma con l’aggiunta di un cetriolo, un pizzico di sale e un filo di olio il successo a tavola è assicurato. Volendo possono anche essere unite delle spezie per esaltare il gusto della vostra originale insalata.

Lisa Sequi, dietista

Voglia di Condivivere Luglio 2018

Il tempo di recuperare

“Rilassati, raccogliti, allontana da te ogni altro pensiero.

Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto.“

Italo Calvino

I ritmi più lenti, le temperature alte, il maggior tempo a disposizione: sembra che tutto in estate inviti ognuno di noi a dedicare più tempo a prendersi cura di sé.

Ma come si può conciliare tutto questo quando si sta attraversando un momento di vita in cui la dimensione del piacere sembra essere tanto lontana?

Troppo spesso accade che per pazienti e familiari, provati fisicamente e psicologicamente dalla malattia e dalle fatiche quotidiane, abbia la meglio un sentimento di rassegnazione legato al “vorrei, ma non posso”.

Trovare spazi di riposo e relax in ogni fase della propria vita è sempre importante, in particolar modo vivere in un’atmosfera serena aiuta a superare lo stress fisico e psicologico accumulato con le terapie oncologiche.

Il desiderio di partire, di “cambiare aria” quando anche il resto delle persone va in ferie, è legittimo e comprensibile spesso, però, è un pensiero che i pazienti oncologici nemmeno riescono a fare tanto meno a chiedere al medico.

Ovviamente, per pensare di poter partire è necessario che le condizioni fisiche siano tali da consentire di muoversi e che siano concordate le cadenze delle terapie eventualmente in corso, ma questo, per quanto possa risultare faticoso, rappresenta un’opportunità di recupero di “normalità” e di uno spazio di intimità con le persone care.

Diversi studi hanno evidenziato come un malato psicologicamente forte reagisca meglio ai trattamenti e questo influisce sulla sua qualità di vita su quella di chi gli sta vicino. È importante che non sia considerato un lusso o un qualcosa che distrae dalla cura pensare e rendere una realtà le cose piacevoli, ma una possibilità per ognuno. Prendersi un momento di stacco, laddove possibile, in cui ricaricarsi e rigenerarsi rappresenta un’alternativa ai vissuti di demoralizzazione, di tristezza, di paura che possono presentarsi durante le terapie. Recuperare un senso di vitalità da poter reinvestire nella gestione della quotidianità che aspetta al rientro a casa.

Se la condizione fisica, poi, permette di svolgere anche attività fisica, è utile anche fare movimento per la salute fisica e psicologica. Domandarsi, chiedere e confrontarsi con i medici rappresenta un’opportunità a non lasciarsi prendere da cautele che possono essere eccessive e limitanti.

Ricercare e ritrovare il proprio ritmo, un clima di intimità con i propri cari durante questo periodo estivo, rappresenta uno strumento in più per rientrare nella quotidianità con ancora più forza e speranza.

Piccoli magni frutti

Quanto sia stato Magno, il celebre Alessandro, lo abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni: conquistando le terre dell’Est (ricordiamo che si spinse fino a quelle che sono gli attuali Pakistan e India, conquistando prima l’Impero Persiano) conobbe – fra l’altro – ciò che di meglio offrivano alla piacevolezza del palato. Una ricchezza di queste terre è il Prunus armeniaca, l’albero dalla tondeggiante chioma sui cui rami, dopo una bellissima fioritura che passa dal rosa chiaro al bianco, crescono quei tanto gustosi quanto delicati frutti che sono le albicocche.

Conosciuto in Asia Centrale già oltre 4000 anni fa, dove sorgeva in forma spontanea, al seguito dell’esercito di Alessandro Magno l’albicocco giunse prima in Mesopotamia e Persia, poi sulle coste mediterranee dove trovò l’ambiente ideale di climi temperati, al riparo da gelate tardive.

Il periodo naturale di maturazione va da maggio ad agosto – con l’apice di produzione fra giugno e luglio – ed è allora che si apprezza al meglio la polpa, molto delicata, pur essendo le albicocche generosamente disponibili ad essere conservate in vari modi, così che possiamo disporne tutto l’anno. Si trova, infatti, essiccata o disidratata, ma anche in gelatina o confettura, sciroppata o in succo da bere, pur restando impareggiabile la bontà quando gustata fresca a fine pranzo, a colazione, per uno spuntino… Impareggiabile, dicevamo, a patto che sappiamo sceglierla.

Infatti, le albicocche sono frutti molto delicati, che rischiano di rovinarsi facilmente: è quindi opportuno avere l’accortezza di evitare i frutti immaturi – duri e di colore verdognolo o giallo-chiaro – e quelli troppo maturi, che diventano eccessivamente teneri e si deteriorano in fretta. Sceglieremo albicocche dal bel colore sfumato rosso-arancio, piene e compatte al tatto, che riporremo al fresco subito dopo averle acquistate, e che consumeremo nel giro di pochi giorni.

Alessandra Chirimischi

L’ALBICOCCA: CONSIGLI ALIMENTARI

Voglia di… Campagna Amica

Michela Nieri, responsabile Coldiretti Donne Impresa di Pistoia

Campagna Amica è il luogo ideale di incontro tra gli interessi degli agricoltori e quelli dei cittadini. Creata da Coldiretti, la principale associazione dei produttori agricoli italiana ed europea, si rivolge a tutti per dare risposte a temi di grande attualità come l’alimentazione, il turismo, l’ecologia, la salute e il benessere, inaugurando così un nuovo stile di vita.

La collaborazione con associazioni di volontariato, a livello nazionale e locale, è parte del progetto Coldiretti-Campagna Amica: per questo ha trovato perfetta intesa con Voglia di Vivere, in una condivisione di intenti cui Coldiretti Pistoia dà grande importanza. La Camminata in città, a cui la rete Campagna Amica collabora, consolida il rapporto con l’associazione di volontariato pistoiese, un rapporto basato sulla consapevolezza che stili di vita virtuosi fanno bene alla salute degli uomini e all’ambiente. A tutti noi.

Mente e corpo sani, infatti, sono aiutati da una sana alimentazione. E le qualità nutrizionali di un prodotto alimentare in Italia fanno rima anche con gusto. Grazie ad un sistema fatto di grandi, piccole e piccolissime attività produttive che coltivando e allevando aiutano anche l’equilibrio idrogeologico del territorio. Aspetti salutistici e ‘goderecci’, economici e ambientali si combinano grazie a un’agricoltura che sa essere tradizionale e innovativa grazie a tre semplici elementi: clima, varietà morfologica del paesaggio italiano, capacità e volontà di chi lavora nel settore primario che riesce a produrre e fare manutenzione anche su appezzamenti di terreni accidentati.

Da questo nasce una varietà di cibi e ingredienti unica al mondo. Una rete sviluppata anche grazie alla Fondazione Campagna Amica che sostiene l’agricoltura italiana nei tre ambiti principali della vendita diretta, del turismo, dell’ecosostenibilità e che costituisce un punto di riferimento per chiunque sia interessato ai destini dell’ambiente e del territorio, della qualità dei consumi e degli stili di vita.

Per questo, Campagna Amica:

  • organizza e promuove i punti di eccellenza della filiera agricola italiana dal produttore al consumatore e a km zero;
  • valorizza le strutture agrituristiche di qualità selezionate e promossi accuratamente da Terranostra, l’associazione di Coldiretti che sostiene il turismo in campagna;
  • valorizza e fa conoscere i prodotti tipici del nostro meraviglioso territorio;
  • avvia e sostiene campagne per la difesa del patrimonio di boschi, laghi e fiumi e per la biodiversità;
  • contribuisce allo sviluppo di energie rinnovabili;
  • monitora prezzi, stili di vita e abitudini alimentari dei cittadini;
  • produce strumenti di conoscenza e informazione per una corretta educazione alimentare, promuovendo stili di vita virtuosi nei confronti dell’ambiente e dei consumi.

Per questo, Campagna Amica parteciperà attivamente alla Camminata in città, portando un messaggio di… fresca consapevolezza che la salute inizia a tavola.

Michela Nieri

responsabile Coldiretti Donne Impresa di Pistoia

 

Liscio. Come una pesca!

Ma quanto saranno buoni questi frutti carnosi e tondeggianti, con la loro buccia talvolta vellutata talvolta liscia, quasi fosse una piccola scultura marmorea che le abili mani di un artista hanno prima levigato, e poi delicatamente colorato in luminose sfumature cangianti dal giallo pallido fino al rosso intenso. Sembra poesia, per come è gustosa nella polpa, succulenta e dal sapore zuccherino più o meno acidulo, a seconda della varietà.

E di varietà la pesca – perché è di questa regina estiva che stiamo parlando! – ne ha davvero tante, troppe per citarle tutte così ci limitiamo a ricordare che è uno dei frutti più prelibati dell’estate, una vera e propria goduria che, generosamente, si presta anche ad essere lavorata per la conservazione: sciroppata, in confettura, succo, gelatina, è da lavorare per la stagione meno propizia, durante la quale continuerà a darci bontà e preziosi nutrimenti.

La pesca matura da maggio a settembre (sempre in funzione della varietà, ma anche della località in cui cresce), però la pianta offre il massimo della bellezza durante la fioritura: pennellate di fiorellini rosa pastello, accoccolati fitti fitti sui rami, portano l’annuncio che l’inverno è passato, che possiamo tornare a guardare la vita nella sua pienezza, con la gioia del colore e del sapore che con l’estate arriva a toccare il culmine.

Ecco, la pesca è un’apoteosi estiva, una dolcezza di stagione che porta ristoro fino all’ultimo muscolo del nostro corpo: è infatti un frutto rinfrescante, composto di zuccheri assimilabili e vitamine, ricco di acqua e quindi benefico. È sufficiente sbucciarla (alcuni la mangiano anche con la buccia vellutata, questione di gusti) per trovarla già fantastica. Ma se decidete di concedervi uno sfizio, provate a tagliarla a pezzi in un bicchiere e poi metterci un po’ di vino fresco, volendo anche un po’ di menta e voilà… pronto subito un ottimo dessert!

Alessandra Chirimischi

LA PESCA: CONSIGLI ALIMENTARI