La mia vita con George

Quando mi fu regalato, mi parve una scelta poco opportuna da portare in dono a una persona cui era stato appena tagliato un pezzo di qualcosa: intestino, nel mio caso, ma il discorso vale per qualunque altro pezzo di carne ci si trovi tagliato via dal corpo. Non ero pronta a leggere un romanzo ispirato dalla morte, per cancro, di un uomo. Ero solo all’inizio del percorso, non mi ero ancora abituata alla… mia vita con il cancro! Perciò gli trovai un posto sulla libreria – neppure troppo in vista, si capisce! – e lo dimenticai. Ma solo per un po’.

Poi, un giorno, alcune delle poche pagine lette riaffiorarono alla memoria, e le compresi sotto una luce diversa, vivida e luminosa: Udi – questo il nome del compagno dal quale Judith Summers, autrice de “La mia vita con George”, ha trovato ispirazione – per quanto è dato capire non si era lasciato andare passivamente al cancro, gli aveva tenuto testa fino all’ultimo respiro. Forse addirittura più di quanto non avesse fatto Judith che, dopo aver perso il proprio uomo e il padre del suo bambino, non riusciva a superare il dolore. Fin quando nella sua vita è arrivato lui, George, un simpaticissimo cavalier king charles spaniel che diventa il padrone di casa, e della sua vita.

Da qui prende spunto il suggerimento di leggere il libro: oltre a essere ben scritto, è la perfetta rappresentazione di come un animale indossi con gran naturalezza i panni dell’amico, del sostegno, del “farmaco” naturale che aiuta a combattere qualunque avversità. Oggi si parla molto di pet therapy, e l’esperienza di vita raccontata da Judith è la dimostrazione di quanto l’amore sincero di un amico pelosone sia importante: nel suo caso ha aiutato ad elaborare un difficile lutto, ma come sappiamo gli esempi dei benefici della pet therapy sono molteplici. Il libro ci offre su un vassoio d’argento l’opportunità di conoscerli, aggiungendo la piacevolezza di una lettura scorrevole e anche divertente.

Alessandra Chirimischi

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Gruppo di crescita personale

Fare gruppo, sentirsene parte, è uno dei modi migliori per percepirsi più forti e vivere con maggiore serenità il rapporto con noi stessi. Viene, di conseguenza, che si possano affrontare meglio le difficoltà che la vita ci mette di fronte.

Questa, in breve sintesi, la finalità del Gruppo di crescita personale, uno strumento di incontro per stimolare la spontaneità e le potenzialità creative che ogni persona, attingendo all’energia del gruppo, può sviluppare. A condurre gli incontri sarà la psicologa Beatrice De Biasi, da anni preziosa collaboratrice di Voglia di vivere, sotto la cui esperienza il gruppo potrà lavorare nella serenità di un ambiente facilitante e protetto, uno spazio sicuro dove poter esprimere vissuti ed elaborare emozioni. Il Gruppo di crescita personale, infatti, si propone con attività che via via promuovono l’affidamento e l’accettazione reciproca, in un clima di non giudizio, dove a ciascuno dei partecipanti è data la possibilità di lavorare, esplorare, scoprire o approfondire parti di sé. Per piacersi di più!

E… così, per capire meglio come la forza del gruppo possa essere un traino energizzante… balliamo e cantiamo con loro!

INFO PER PARTECIPARE

  • il gruppo prevede la partecipazione di un numero minimo di 8 persone e un massimo di 20
  • ogni incontro avrà la durata di 1 ora e mezza.
  • orario degli incontri dalle ore 15,30 alle ore 17,00
  • la sede dell’Associazione Voglia di Vivere – via Gentile, 40 a Pistoia ospiterà gli incontri
  • gli incontri sono riservati agli iscritti della Associazione Voglia di Vivere (iscrizione annuale € 30,00)
  • è previsto un contributo di € 20,00 per partecipare all’intero ciclo o di € 2,50 per il singolo incontro

 

IL CALENDARIO (gli incontri si tengono sempre di martedì)

2018

  • 27 novembre
  • 11 dicembre

2019

  • 15 e 29
  • 12 e 26 febbraio
  • 12 e 26 marzo
  • 9 e 30 aprile
  • 14 e 28 maggio

Per informazioni e iscrizioni, oltre che ai recapiti di Voglia di vivere potete rivolgervi a Beatrice De Biasi:

  • 333 252 1284
  • beatricedebiasi@gmail.com

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Giardino & orto terapia

L’inverno è probabilmente il periodo dell’anno migliore per leggere “Giardino & orto terapia. Coltivando la terra, si coltiva anche la felicità”: è adesso, infatti che la terra riposa, che prende respiro dopo averci donato abbondanza di frutti, prima di rigenerarsi ai primi tepori della nuova stagione.

Pia Pera è stata molto più che una scrittrice: ci ha dilettato con orti, giardini e tutto ciò che fa “verde” ma andando oltre il solo fatto di coltivare la terra. Come ogni altro suo lavoro (nel circuito REDOP sono disponibili molti dei suoi titoli) “Giardino e orto terapia” è un qualcosa di molto più radicato che una pianta nel terreno: il saggio ci aiuta a capire gli effetti benefici che il coltivare la terra – pur trattandosi anche soltanto di qualche piantina sul davanzale della finestra, se non abbiamo altre possibilità – rappresenti un vero toccasana per la nostra mente. Lo specifica il sottotitolo: coltivando la terra si coltiva anche la felicità.

A definire il benefico legame fra mente e corpo è proprio la nostra necessità di prendere le distanze da ogni stato d’animo che crea difficoltà e tensioni, sentimento che tutti conosciamo, abbiamo vissuto e condividiamo con una certa frequenza, se non proprio quotidianamente. Nel momento in cui percepiamo il nostro malessere, sentiamo anche la necessità di “spostarlo” fuori da noi, in una dimensione diversa proprio per liberarci dal fardello che ci opprime: e quante volte abbiamo detto “Esco a prendere un po’ d’aria” per staccare la spina da uno stato d’animo sgradito? Il contatto con la Natura, il suo silenzio rispettoso di noi e del nostro essere ci aiuta lasciarci andare per ricaricarci di energia. Come spiega Pia Pera nel libro, le piante stesse si prendono cura di noi, restituendoci l’attenzione che dedichiamo loro coltivandole, ma anche soltanto attraverso una passeggiata nel verde siamo in grado di captare il senso di appartenenza a questo stato naturale, tornandone almeno per qualche attimo ad esserne parte, con tutti i benefici che ciò comporta. Stiamo parlando di un libro che ci aiuta a comprendere come la Madre Terra sia sempre pronta, benevolmente, ad accogliere la vita nel suo ventre. Quella Madre della quale siamo parte.

Alessandra Chirimischi

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Quando… secca è bello!

Ecco un’abitudine che sta tornando, come dimostrato dalla grande varietà che se ne vede sul mercato: il consumo della frutta secca.

Sotto in nome generico di “frutta secca” sono compresi diversi prodotti (ad esempio anacardi, mandorle, noci, noci del Brasile, nocciole, pinoli, pistacchi), da scegliere con cura: anche se sempre più frequentemente i semi (o il legume, nel caso si parli di arachidi) sono venduti già “puliti” e lavorati – quindi macinati, oppure arrostiti, tostati, spellati, salati, affumicati, caramellati – vive ancora l’uso di poterli trovare – sia sfusi, sia confezionati – ancora nel loro guscio. In genere questa seconda soluzione (ancor di più negli sfusi) comporta un minor prezzo del prodotto, in conseguenza della minore lavorazione, ma richiede più attenzione nella scelta: per esempio controllate che il guscio sia privo di fessurazioni, buchi o tracce di muffa, e se scuotendoli sentite rumore al suo interno lasciatelo perdere, perché significa che il seme è rinsecchito.

Un altro aspetto da considerare, al momento dell’acquisto, è la comparazione fra il prezzo fra prodotto pulito e quello col guscio: considerate che la parte non edibile – quindi quella che butterete – è comunque considerata nel peso, a un più attento esame potrebbe rivelarsi vantaggioso il prezzo del prodotto già sgusciato.

A fare buona compagnia alla frutta secca è spesso quella essiccata, ottenuta dalla eliminazione parziale dell’acqua dal frutto, per conservarla più a lungo: il frutto – si scelgono in genere i più zuccherini – può essere essiccato secondo svariati procedimenti, vale a dire ad aria, per calore solare, o in essiccatoi a calore artificiale per circolazione d’aria calda. Nel consumo di questi prodotti si trovano in testa – almeno per le nostre abitudini alimentari – le prugne, però non sono da meno (e quindi da imparare a mettere in dispensa per consumarli!) fichi, prugne, uva, ma anche albicocche, mele, pere, pesche insieme alle più esotiche banane e poi datteri, cocco, papaya. La lavorazione (che consiste nel lavaggio, snocciolatura, affettatura, trattamento con acqua bollente, con acidi e con alcali) che precede l’essiccazione può essere eseguita mano o meccanicamente: inoltre, per evitare che l’ossidazione renda la frutta scura, è sottoposta a un trattamento con anidride solforosa, valida anche per la sua attività antibatterica.

Alessandra Chirimischi

 

 

La dieta mediterranea

Con questo libro l’armonia fra i termini “libro” e “benessere” è particolarmente azzeccata: infatti, non soltanto di attinge dalla lettura quella piacevolezza che porta a uno stato empatico con il protagonista di un libro, ma va ben oltre, toccando il benessere fisico legato a un modo di intendere la vita, nella sua quotidianità.

“La dieta mediterranea. Mito e storia di uno stile di vita”, scritto dall’antropologa Elisabetta Moro, analizza – grazie ai risultati di una ricerca articolata e dettagliata – il significato più profondo della “dieta mediterranea”, riferimento oggi utilizzato spesso impropriamente, e che grazie ai contenuti di questa pubblicazione ci è dato di conoscere in modo corretto.

La tecnica narrativa è molto scorrevole, gradevole anche per i non addetti ai lavori (proprio perché rivolta a un vasto pubblico), che porta a sognare utilizzando le parole come pennellate di colore: chiudi gli occhi per un attimo e… senti le cicale cantare sotto il caldo sole estivo, al naso ti arriva l’odore forte sprigionato delle erbe aromatiche, percepisci lo scorrere di fresche acque ristoratrici. E laggiù lui, il mare, il nostro bellissimo Mediterraneo lampeggiante sotto i bagliori del sole. O della luna.

Questo libro è scienza, per il modo con il quale racconta anni di ricerche rigorose condotte dai coniugi Ancel e Margaret Keys, ma è anche attualità e storia, perché racconta come la loro eredità culturale sia stata da alcuni Paesi del Mediterraneo apprezzata e come, di conseguenza, i loro governi si siano impegnati affinché la dieta mediterranea fosse dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

È poi arricchito con notizie curiose e interviste, riflessioni sul cibo e sul mondo che intorno a questi gira: in realtà si tratta di tanti piccoli mondi, uno per ciascuno dei luoghi e dei modi in cui il cibo è preparato e consumato. In quest’ottica, il libro diventa uno strumento che ci aiuta a capire le nostre origini, facendocele apprezzare e, forse, talvolta guardare per la prima volta sotto il giusto profilo.

Alessandra Chirimischi

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Solo pane

Una storia come tante: lei che lascia il proprio lavoro e la casa natale per entrare nel nuovo ruolo di moglie. Una moglie – nel caso di Wynter Morrison, protagonista del romanzo “Solo pane” di Judi Hendricks – perfetta per il perfetto principe azzurro con il quale è convolata a nozze: impeccabili abiti firmati, indossati con signorile eleganza in occasioni mondane quando incontra gli amici/clienti del marito, inappuntabile padrona di una splendida casa in uno dei quartieri più eleganti della città… insomma, una moglie perfettamente plasmata a ciò che ci si aspetta da lei. Per sette anni vive un matrimonio felice, o apparentemente tale, fin quando si rompe l’incantesimo. E le certezze crollano.

Sull’inizio Wynter fatica non solo ad accettare l’idea che il marito voglia lasciarla, ma addirittura cade in uno stato di profonda depressione nell’attesa che lui torni in sé: un’attesa inutile quanto dolorosa, dalla quale però pian piano inizia a prendere forma la voglia di rimettersi in piedi, una volontà che… lievita insieme alla consapevolezza che la realtà è cambiata, e occorre costruirsi una nuova vita. Acquisisce finalmente il giusto atteggiamento per vincere.

È nel pane che Wynter trova il suo antidoto alla tristezza. O, meglio, lo trova nel fare il pane. Il piacere di impastarlo, di preparare il lievito madre, di imparare i segreti della panetteria: seguendo il profumo del pane torna con la memoria alla gioventù, quando ancora studentessa – durante una vacanza estiva trascorsa nella Francia meridionale – imparò l’arte nella panetteria. Ricordi che si inframmezzano con la ricerca della propria identità e di una nuova vita che pian piano prende forma intorno alla sua personalità, ai suoi desideri fino a sbocciare nella sua pienezza nel momento in cui Wyn riesce ad accettare la realtà per quella che è. Nel momento in cui riesce dalle difficoltà a trovare la via di uscita positiva, per se stessa.

Ha superato il proprio dolore grazie a una forza di volontà che è cresciuta in le delicatamente, come avviene con il pane quando è preparato con amore: il meraviglioso pane il cui profumo è per lei un antidepressivo naturale, la terapia più efficace quando affonda le mani nella farina e la impasta inebriandosi con l’odore del lievito da lei stessa preparato.

Dall’epilogo forse un po’ scontato – il classico lieto fine, come nelle fiabe, che però non vi raccontiamo per non rovinare la lettura – il romanzo è davvero molto gradevole, e pure originale per il ruolo da co-protagonista che viene riservato proprio al pane, con una trama nella quale molte donne si caleranno, sia per simpatia sia per empatia.

Dulcis in fundo, ma non cosa da poco, nel libro ci sono alcune interessanti ricette per preparare il pane, e pure qualche dolce con le ricette di una volta: vuoi vedere che potrà diventare anche il vostro toccasana?

Alessandra Chirimischi

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La dietista raccomanda… il fico

I fichi sono frutti dolci e molto nutrienti, ricchi di vitamine e sali minerali, tra cui il calcio utile alla salute delle ossa. I fichi secchi hanno una maggiore concentrazione di calorie e zuccheri dovuta alla mancanza di acqua, che viene persa nel processo di essiccazione. Le proprietà nutritive sono le stesse dei freschi ma i fichi secchi contengono molte più calorie, quindi bisogna consumarli con più moderazione soprattutto se non vogliamo aumentare di peso.

Oltre al classico utilizzo come frutta a fine pasto o sfiziosa merenda vi consiglio il loro utilizzo confettura di fichi fatta in casa oppure un originale risotto ai fichi o addirittura come antipasto sotto forma di un carpaccio di fichi! I fichi in questo caso vengono abbinati alla mozzarella, al parmigiano in scaglie e ad erbe aromatiche come il rosmarino. Se gradito si può aggiungere del pepe nero e del pepe verde per condire.

Lisa Sequi

VAI ALL’ARTICOLO SULLA FRUTTA SECCA

Da donna a donne

È stato un privilegio, e lo diciamo in tutta sincerità, aver ricevuto alla Camminata in città la visita della Dott.ssa Emilia Zarrilli, da pochi mesi nominata Prefetto a Pistoia: è stato per noi un modo per augurarle il benvenuta nella nostra città, oltre all’occasione di conoscerla da vicino.

L’impressione che ne abbiamo avuto è quella di una donna schietta perché diretta e pratica, che con eleganza manifesta la consapevolezza del proprio ruolo. E se ci è piaciuta nei modi, nelle parole non è stata da meno. Parole che abbiamo percepito come un sincero gesto di slancio verso la colorata platea di donne che al suo arrivo si stavano cimentando in un’allegrissima zumba: pur non essendosi lasciata andare alle danze, si è però fatta coinvolgere dalla piacevolezza dell’atmosfera che si respirava in quel bellissimo angolo di Pistoia che è il chiostro di San Lorenzo, e che lei non ha mancato di ammirare.

Emilia Zarrilli ha colto il momento di gioia e lo ha tradotto in un messaggio concreto “da donna a donne”, per usare le sue stesse parole. Ha detto di aver accettato con piacere un invito che le dava l’occasione per conoscere meglio la sua nuova città, insieme a tante donne che in città si prodigano per cause così nobili. Ed ha avuto attenzione per tutti, soffermandosi a parlare con i partner che hanno contribuito a fare di questa mattinata un momento di condivisione concretamente utile. Gesti e parole molto graditi perché vengono da una donna speciale, la prima donna Prefetto nella provincia di Pistoia.

È questo genere di riconoscimenti che ripaga lo spirito del volontariato. Lo ripaga dalla fatica che richiede organizzare una manifestazione di tale portata, e noi – da donne a donna – vogliamo farle sapere che la sua presenza alla Camminata in città ha dato all’evento un tocco di “istituzionalità al femminile” molto speciale. Ci auguriamo di averla presto nuovamente con noi: impegni istituzionali permettendo!

 

 

Voglia di Vivere Fitness in Acqua

Fitness in acqua

Riabilitare, Stare insieme e Divertirsi

L’attività fitness si svolge alla piscina “Boario” due volte a settimana.

Nella prima parte della lezione si fanno esercizi posturali cercando la consapevolezza del movimento, eseguendo variazioni della respirazione e movimenti in acqua con l’ausilio di galleggianti, nuoto libero.

La seconda parte consiste nello studio della camminata in acqua: sperimentiamo la camminata consapevole che coinvolge tutti i distretti articolari cercando in particolare un buon movimento nel cingolo omero-scapolare e nel portamento della testa. In particolare lavoriamo sul movimento delle vertebre del collo attraverso l’uso degli occhi. Lo studio si ispira alla “camminata africana” di Movimento Intelligente® di Ruthy Alon.

Nella ultima parte lavoriamo sulla tonificazione, sulla postura e con aerobica a corpo libero allenando anche gli sfinteri e il pavimento pelvico nell’acqua medio alta. Usiamo piccoli pesi alle caviglie ed ai polsi per intensificare l’allenamento e facilitare la consapevolezza.

Vantaggi e miglioramenti nel benessere psicofisico:

  • Migliora l’attività cardio vascolare e la potenza aerobica
  • Il corpo migliora la flessibilità e la coordinazione
  • Aumenta il rilassamento fisico e la consapevolezza del movimento
  • Migliora la circolazione linfatica e venosa grazie al massaggio dell’acqua
  • Aumenta la funzionalità del sistema immunitario e respiratorio
  • Si riducono gli sforzi a carico delle articolazioni e la percezione del dolore

Vi aspettiamo! Cuffia, costume e voglia di movimento!

Proteggi il seno! Sfoglia il fiore della salute!

Gli aggettivi della prevenzione

Voglia di vivere Prevenzione tumore al Seno

La Prevenzione Primaria ha come obiettivo la riduzione dell’incidenza del cancro tenendo sotto controllo i fattori di rischio modificabili. Secondo alcune stime uno stile di vita corretto che preveda l’eliminazione del fumo, l’adozione di una alimentazione sana e il contrasto alla sedentarietà sarebbe in grado di evitare un caso di cancro su tre.
Alcuni organismi internazionali come la Comunità Europea e il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro pubblicano e periodicamente aggiornano sulla base delle evidenze scientifiche, codici e raccomandazioni per la prevenzione dei tumori.
Numerose indicazioni riguardano alimentazione ed attività fisica ed invitano a non aumentare di peso, a camminare di più, ad adottare un’alimentazione ricca di cereali integrali, verdura, frutta e legumi, a evitare il consumo di alimenti ricchi di zuccheri e grassi, a limitare le carni rosse ed evitare quelle lavorate, a limitare le bevande alcoliche ed evitare quelle zuccherate.
Altre raccomandazioni suggeriscono di valutare con maggior attenzione l’ambiente in cui viviamo e alle donne consigliano l’allattamento al seno e la cautela nell’ assunzione della terapia ormonale sostitutiva.

La Prevenzione Secondaria riguarda la Diagnosi Precoce di un tumore che permette di intervenire tempestivamente aumentando le opportunità terapeutiche e riducendo gli effetti negativi.
Tra i 20 e i 40 anni non sono previsti esami particolari, se non una visita annuale del seno di un medico specialista e l’autopalpazione che, praticata mensilmente, permette di conoscere il proprio seno ed apprezzarne ogni piccolo mutamento. Solo in situazioni particolari, per esempio in caso di familiarità o di scoperta di noduli, è possibile approfondire l’analisi con una ecografia o una biopsia del nodulo sospetto.
Tra i 40 e i 50 anni, specialmente le donne con presenza di casi di tumore del seno in famiglia, dovrebbero cominciare a sottoporsi a mammografia, meglio se associata a ecografia vista la struttura ancora densa del seno.
Tra i 50 e i 69 anni il rischio di sviluppare un tumore del seno è piuttosto alto e di conseguenza le donne in questa fascia di età devono sottoporsi a controllo mammografico con cadenza biennale. È opportuno che le donne partecipino con regolarità agli screening mammografici, programmi pubblici organizzati dalle Aziende Sanitarie che ogni due anni invitano con una lettera personale a sottoporsi ad un esame mammografico gratuito nella data e nell’orario indicati.
In alcune regioni la fascia di età dello screening si sta allargando tra i 45 e i 74 anni con modalità che permettono una precocità di diagnosi sempre più diffusa ed accurata.
Esistono poi alcuni tumori al seno, ma anche all’ovaio, di carattere ereditario: la mutazione dei geni BRCA1 e BRCA comporta un aumento non trascurabile del rischio di ammalarsi; saperlo attraverso consulenze e test genetici è molto utile sia per aumentare la frequenza e la tipologia dei controlli, sia per adottare la miglior strategia personale e familiare per evitarlo.

La Prevenzione Terzaria ha come obiettivo principale la prevenzione delle ricadute o di eventuali metastasi dopo che la malattia è stata curata con la chirurgia, la radioterapia o la chemioterapia (o tutte e tre insieme). È legata alla prevenzione delle complicanze, alla gestione di eventuali deficit
ed abbraccia il campo delle scelte terapeutiche che prolungano gli intervalli di tempo libero dalla malattia ed aumentano la sopravvivenza. Esempi di prevenzione terziaria sono anche tutte quelle misure riabilitative e assistenziali, volte al miglior reinserimento della persona nel contesto familiare, sociale e lavorativo, e all’aumento della qualità della vita attraverso percorsi di riabilitazione motoria, sostegno psicologico, indicazioni dietetiche, consulenze estetiche, ecc…

La Prevenzione Quaternaria vuol avvalorare l’ affermazione “più non è meglio” affidandosi a linee guida nazionali e internazionali a cui attenersi per evitare sovradiagnosi o sovratrattamenti. Spesso è la competenza del medico di famiglia che può aiutare ad evitare interventi medici in eccesso. Esempio significativo è la sovradiagnosi negli screening mammografici quando vengono individuate formazioni sospette o forme tumorali a progressione lentissima che vanno a quel punto trattate, ma che mai avrebbero dato problemi. Il medico dovrebbe tenerne conto quando propone uno screening spiegando con chiarezza i vantaggi ed i possibili svantaggi della diagnosi precoce.