La svolta delle borracce

Che l’ambiente abbia bisogno dei nostri piccoli gesti è ormai un dato di fatto anche se, nonostante l’impegno profuso da molti, c’è chi persevera nell’errore. Noi però vogliamo essere ancor più perseveranti, e abbiamo bussato a molte porte affinché la Camminata potesse essere portatrice di un messaggio ancor più incisivo in favore dell’ambiente, sollecitando l’abbandono di ormai appurate cattive abitudini: per esempio, le bottiglie di plastica, tema sul quale possiamo parlare sia in termini di scelta pratica, sia civica. Ci spieghiamo meglio: se pensiamo che in Italia ognuno bene in media 200 litri di acqua minerale l’anno, una borraccia rappresenta il modo più rapido per ridurre il consumo di plastica usa e getta, perciò… invece della bottiglia di plastica usiamo le borracce!

Prima che qualcuno protesti sul fatto che le distribuiremo in plastica, consideriamo che una borraccia – anche se di plastica – non è un oggetto “usa e getta” bensì qualcosa che possiamo usare più volte, moltissime volte, e che quando avrà terminato il suo ciclo vitale smaltiremo negli appositi contenitori per la raccolta differenziata.

Qui subentra il senso civico che vogliamo richiamare con questa scelta: naturalmente non intendiamo dire che chiunque usi le bottiglie di plastica le lasci poi “alla deriva”, buttate dove capita: però, visto che qualcuno lo fa – con bottiglie e oggetti di ogni genere – l’aver scelto durante il nostro evento di fare qualcosa non solo per dissuadere dall’uso smodato della plastica, ma anche per richiamare l’attenzione su quanto sia importante non abbandonare in giro i rifiuti, l’abbiamo considerato scelta prioritaria.

In questo discorso dovrebbero rientrare anche i mozziconi di sigaretta, che insieme alla plastica sono uno dei residui più dannosi per l’ambiente: però, essendo noi virtuose non fumatrici, perciò lo rimandiamo ad altra sede…

Intanto torniamo al discorso iniziale, alle porte cui abbiamo bussato per informare di questa scelta e chiedere di sostenerla, dando così vita a un “pool ambiente pulito” che con entusiasmo e generosità ha risposto favorevolmente, e grazie al quale potremo distribuire utilissime borracce da “rinnovare” durante la Camminata, e da usare e poi ancora usare e riusare… per questo, un sentito grazie (in ordine alfabetico) a:

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VVV… VivereilVillaggiorosaVerde

Cuore pulsante della Camminata in città, il Chiostro di San Lorenzo accoglie amiche e amici che scelgono di condividere il forte significato di questa giornata. Al chiostro ci si da appuntamento per partire insieme alla scoperta della nostra città, qui si torna per ritemprarsi con un simpatico spuntino, per socializzare e scambiare opinioni ed emozioni, per ballare insieme, per curiosare fra le tanti attività appositamente pensare per rendere la mattinata più ricca di informazioni, curiosità, vitalità… una piccola comunità di persone riunita ad animare quello che vogliamo intendere come un vera e propria comunità: un villaggio tradizionalmente “rosa” che questa volta si tingerà anche un po’ di verde.

Per questo abbiamo voluto chiamarlo “VillaggioVerderosa”, ispirate dal disegno di Riccardo Ciulli stampato grazie alla Agraria Checchi Silvano sulle magliette di questa edizione: se alcuni anni fa realizzò il disegno ispirato alla prevenzione (rosa con un tocco di azzurro, a ricordare che anche gli uomini possono ammalarsi di cancro al seno), questa volta Riccardo ha dato alla sua creazione un tocco di verde ispirandosi al verde del tumore al seno metastatico. Il disegno che domenica 6 ottobre vale come promemoria per l’appuntamento del sabato successivo (il 12 alle ore 16,00) con il convegno “Nastro verde. Convivere con il cancro”, organizzato alla saletta della Sezione Soci Coop Pistoia di viale Adua.

 

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Il piacere di camminare

Non abbiamo la pretesa di considerare la nostra Camminata in città un appuntamento migliore di altri, ma teniamo fermamente a rivendicarne il valore originario: senza peraltro togliere alcun merito a manifestazioni che prevedono attività motorie più impegnative, la nostra Camminata in città è, appunto, una semplice camminata. È un momento in cui ci si ritrova per trascorrere piacevolmente una mattinata, andando alla scoperta della nostra città in modo da vederla con occhi… diversi! Ecco, è la diversità il valore da cui la nostra Camminata ha trovato la sua origine, quella diversità che diventa normalità dal momento in cui qualcosa ti cambia la vita e devi ritrovarla. Imparare a vedere il consueto da prospettive diverse diventa buona pratica per riappropriarsi del benessere: ecco che torniamo ad apprezzare le piccole cose, quelle dalle quali trarre forza se solo ci soffermiamo a ri-guardarle con pacatezza, secondo prospettive che la vita trascorsa correndo non permette di vedere.

 

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Di buca in buca

Al solo sentir nominare la parola vino, alcuni si sono armati di filo spinato per erigere barricate antialcoliste. Perciò, chiariamo subito un paio di punti.

Innanzitutto, ne parleremo in chiave storica, ovvero – grazie alla collaborazione di Associazione Buchette del Vino (che ringraziamo per l’uso delle foto) e Centro Guide Turismo Pistoia – il programma considera una simpatica passeggiata fra le vie del centro, alla scoperta di alcune buchette del vino considerandone le origini e il valore culturale che rappresentano, in quanto testimonianze di un passato che appartiene alla nostra toscanità. Cosa che, di per sé, porterebbe anche ad ampliare il discorso sulla differenza che corre fra bere e degustare… argomento che riprenderemo come merita.

L’altra considerazione è che “il vino fa buon sangue”, o almeno così si pensava al tempo delle buchette: tanto che in alcuni ospedali, compreso il nostro Ceppo, veniva distribuito. A proposito del Ceppo Claudio Gori spiega che: «una buchetta, di cui purtroppo resta solo la cornice, si trova sul lato sud dell’antico chiostro delle Oblate, di fronte alla sede degli Amici del Ceppo. Il chiostro venne tamponato forse durante i lavori che a metà ‘700 interessarono l’ospedale: qui dovettero essere realizzate le cucine dello stesso, collegate alle sottostanti cantine. Anche nello spedale fiorentino di S. Maria Nuova (che controllava il Ceppo pistoiese) è documentata una “stanza della buca dove si vende il vino”agli esterni, senza contare il fatto che al vino all’epoca veniva attribuito un importante valore tearpeutico, tanto da rendere necessario un locale apposito per la sua distribuzione

E poi, diciamolo forte e chiaro, un bicchiere di buon vino non rovina certo la salute: anche la nostra nutrizionista Lisa Sequi, un bicchiere a pasto lo consente. Come in ogni altra cosa della vita… sono gli eccessi a fare danno!

 

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Prospettive… rosee?

Abbiamo girato le strade di Pistoia “Con il naso all’insù”. Siamo anche andate alla scoperta della toponomastica femminile sostando alla Biblioteca Forteguerriana e scoperto la ricchezza del Museo del Ricamo, appositamente aperti per noi. Ci siamo soffermate sul lungo Brana ad ascoltare le Donne di Carta che con le loro letture allietavano il cammino, e in alcuni luoghi fra i più seducenti della città (come per esempio santuario della Madonna dell’Umiltà e di San Giovanni Fuorcivitas) che allievi del Liceo Artistico Petrocchi hanno raccontato per noi, esaltandone il valore. Insomma, ne abbiamo inventate davvero di tutti i colori per gustare Pistoia in tante forme e far sì che la nostra Camminata in città fosse un crescendo di entusiasmo.

E ferma restando la predominante rosa del nostro agire – amiamo essere ottimiste – anche per questo 2019 abbiamo scelto di colorare la prima domenica di ottobre non soltanto con la gioia dell’arcobaleno che contraddistingue il logo di Voglia di Vivere, ma anche di dare al rosa una pennellata di verde… quel verde per antonomasia associato alla bellezza dell’ambiente, e che è anche il colore scelto a rappresentare il seno metastatico. Due temi che ci sono cari, verso i quali abbiamo scelto di orientare ancor maggiore impegno: proprio perché vogliamo agire con ottimismo!

L’ottimismo che prende vita dai piccoli gesti quotidiani, piccole attenzioni da dedicare a noi, agli altri, al mondo che ci circonda… qualcuno le chiama gentilezza, altri consapevolezza, altri rispetto… sono piccole attenzioni che rendono la vita migliore e che, come accade per le gocce d’acqua, una volta insieme diventano forza prorompente. Come la forza del volontariato, delle tante persone che, ciascuna secondo le proprie possibilità, rendono disponibile una parte del loro tempo per offrire qualcosa di sé agli altri.

E il primo beneficio arriva proprio a chi li compie, i piccoli gesti, perché la gentilezza genera pensieri positivi, che diventando sana abitudine fa il resto. Ecco che con la Camminata in città 2019 abbiamo scelto di dedicare ai piccoli gesti più attenzione di quanto abitualmente mettiamo nel fare le cose, così da renderla festa della gentilezza. La Camminata è infatti un momento di consapevolezza, per ricordare come la salute passi da poche ma importanti scelte: quella di controllarsi con regolarità, e mantenere uno stile di vita che segua – appunto! – piccole ma essenziali regole di ben-essere. Per apprezzarla nella sula completezza, scopriamo alcuni dettagli sulla Camminata 2019. Clicca sui titoli per gli approfondimenti:

 

PER TUTTE LE INFORMAZIONI SULL’EVENTO E SU COME ISCRIVERTI VISITA LA PAGINA CLICCA QUI

 

No ball, sì party!

A decretare l’inizio ufficiale della Camminata in città è stato sin dalla prima edizione il lancio di allegri palloncini rosa, che aprendosi al cielo scandivano tutta la Voglia di Vivere che la manifestazione rappresenta.

Ci siamo però rese conto che questa medaglia gioiosa ha un rovescio per nulla benevolo, contrario anzi a ogni messaggio di salute che la nostra Associazione da sempre si impegna a diffondere. Perciò abbiamo scelto di rinunciare a quel momento così partecipato, perché in realtà i danni che i palloncini possono provocare sono molto gravi, per tutti gli animali (terrestri e marini): il progetto CleanSeaLife lo ha dimostrato, e continua a dimostrarlo, con i fatti (ringraziamo Eleonora de Sabata per l’uso delle immagini: chi volesse conoscere più a fondo il progetto può farlo cliccando qui).

Però… la festa deve essere festa, e ormai ci conoscete abbastanza da sapere con certezza che potete fidarvi quando assicuriamo che il “via” alla Camminata 2019 sarà scandito da un momento di grande allegria: abbiamo già un’alternativa ai palloncini, certamente non meno simpatica… anzi!

Chi sarà con noi domenica 6 ottobre, potrà verificarlo da sé!

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Il coraggio di Sandra

C’è stato un “inoltre” di grande valore, sabato 9 marzo al convegno “Sento, vedo, racconto. Il ritratto della salute”, la testimonianza di una donna che è perfetta incarnazione di tutto quanto i vari relatori hanno affermato.

Sandra Mochi ha combattuto con determinazione la sua battaglia contro il cancro alla mammella. Lo ha vinto, fisicamente e – ancor di più – spiritualmente, perché non ha mai smesso di vivere con gioia la propria vita, nonostante le difficoltà: anzi, è proprio andata oltre le difficoltà guardando avanti, e cercando dei modi tutti suoi per attingere alla fonte dell’ottimismo, anche quando sembrava che questa volesse essiccarsi. La fotografia è stata per lei una preziosa alleata, un’amica con cui ha costantemente dialogato, condividendo poi con gli altri i pensieri che scaturivano da queste conversazioni: dialoghi fra lei e il cancro che scaturivano davanti a… a una flebo, a uno specchio, nella sala d’attesa. Ma anche davanti a un fiore, che guarda il sole a cercare la Vita.

Sandra ha testimoniato tutto questo attraverso i social, pubblicando e commentando le sue foto, ma non si è tirata indietro davanti all’invito che Voglia di Vivere le ha rivolto per raccontare, sotto la guida di Claudia Bonari, la sua esperienza ai convenuti.

Confermando l’indole di persona generosamente positiva, ha affermato di essere grata a Voglia di Vivere per averle dato l’opportunità di mettere a disposizione la sua esperienza, per stimolare anche il messaggio sull’importanza della prevenzione, affinché questo possa arrivare forte a tante donne.

Voglia di Vivere l’ha ringraziata donandole una litografia dell’artista Rossella Baldecchi.

 

Quanto è bello parlar di foto!

 

È stato un pomeriggio davvero piacevole quello trascorso in compagnia di tante amiche, e amici, che hanno risposto al nostro invito per parlare di fotografia, un tema che – come è stato dimostrato – si presta a molteplici interpretazioni, assecondando la fantasia, soprattutto quando intrisa di sentimenti che vogliono manifestarsi.

Ciascuno da un diverso punto di vista, i relatori intervenuti (vedi il programma) hanno proposto uno spunto di riflessione sulla fotografia, altrettanto le persone che hanno partecipato a questa prima edizione del concorso fotografico, non a caso intitolato “Sento, vedo, racconto. Il ritratto della salute”, un titolo intorno al quale sono state interpretate le storie sottoposte alla giuria, che riconoscendo il merito di tutte le opere pervenute, ha indicato le tre più significative.

 

1 – Porgere la mano, di Alberto Chirimischi, con la motivazione: “Perché è uno scatto in cui è stata colta la filosofia ispiratrice del concorso: l’attività fisica che aiuta a stare in salute, ma anche solidarietà che fa/aiuta a stare bene nel momento del bisogno. Viene premiato anche il fatto di aver scelto di partecipare con una fotografia che ha saputo cogliere il momento di una situazione di questo tipo: una manifestazione sportiva.”

 

2 – Insieme, di Marco Tesi, con la motivazione “Perché è significativa del modo in cui la Camminata in città riesce a stimolare gli animi, creando un clima di solidarietà nello stare insieme a tante persone, fra loro diverse e allo stesso tempo uguali.”

 

 

 

 

3 – Volersi bene, di Sandra Marliani, con la motivazione:“Perché è una foto rappresentativa di come due parti riescono a diventare una cosa sola e, nel momento in cui qualcosa va storto, gli affetti riescono sempre a portare quel conforto che aiuta a raddrizzare la vita, nonostante le incognite che possono celarsi dietro la porta.

Inoltre…

Incontriamoci il 9 marzo

Ogni incontro in cui si mettano sul tavolo argomenti legati alla salute sono occasioni importanti. Ma questo che stiamo organizzando lo è… di più.

Di più perché vogliamo fare un passo avanti nell’imparare a guardare meglio dentro di noi, per comprendere la nostra essenza più intima, profonda. Tanto profonda che talvolta servono “altri occhi” per vederla. Gli occhi di un obiettivo fotografico. Oppure gli occhi di un fotografo. O ancora proprio i nostri, quando riescono a svelare l’anima e i segreti che questa non vorrebbe far trapelare. Ecco perché durante il convegno “Sento, vedo, racconto. Il ritratto della salute” parleremo della fotografia come strumento espressivo che può aiutarci a stare bene, e lo faremo considerandolo sotto vari punti di vista, così da ottenere un quadro quanto più possibile esauriente sulle potenzialità di questo mezzo, il cui uso è oggi “inflazionato” e proprio per questo – al pari di altri media – troppo spesso svuotato della sua valenza.

I punti di vista che prenderemo in esame saranno considerati da professionisti, molto stimati ciascuno nel suo settore di competenza, come potete vedere leggendo il programma, che prevede anche la consegna di una pergamena ai “pionieri” del concorso omonimo, che hanno inviato alcune opere sul tema.

A completamento della giornata un’ospite particolarmente gradita ha già assicurato la sua presenza… volete intanto scoprire chi è?

 

I ritratti di Rossella

Lei lo fa per abitudine di… sentire e vedere, tenendo gli occhi attenti sul mondo, per poi raccontare, dipingendole, le emozioni che le scaturiscono nell’anima.

Il silenzio delle farfalle

Sono spesso sentimenti di dolore, legati a realtà di sofferenza di cui sono protagoniste donne e bambine tormentate dall’umana ingiustizia. Rossella Baldecchi è molto sensibile al dolore, e il suo modo per contribuire a combatterlo è impresso sulle sue tele dove, però, la sofferenza non si percepisce come invincibile, bensì dalle sue creature trapela sempre qualcosa di positivo, un desiderio di guardare oltre con la volontà di trovare sempre qualcosa di bello. È una speranza non fine a se stessa, bensì energia dirompente che consente di andare avanti con forza, nonostante il dolore.

E questa è Rossella, la forza del bene che prende forma attraverso le sue opere, un messaggio che le appartiene perché è indissolubilmente parte di lei. I suoi occhi sul mondo sono curiosità allo stato puro, ma curiosità da intendere nel modo più possibile positivo, come desiderio di conoscere per superare – appunto – gli umani limiti da cui origina la sofferenza.

Recentemente Rossella ha pubblicato un libro molto piacevole, in cui racconta un pezzo di umanità: “Viva in Giappone”, raccolta di fotografie scattate durante un suo viaggio dove comincia il mondo, e diventate un documentario sulla vita in questo Paese. Un documentario in cui immagine e parola si fondono, regalando di questa cultura un’interpretazione narrativa che ne esalta valori di grande spessore umano.

Alessandra Chirimischi

PER SAPERNE DI PIÙ

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